Nel dicembre del 2000 mio suocero è stato operato per un calcolo alla colecisti: l'esame istologico evidenziava un'adenocarcinoma con lieve infiltrazione al fegato per tanto asportarono anche un lembo di fegato; a seguito dell'intervento effettuava due cicli di
Chemioterapia a scopo profilattico, in considerazione che i marker tumorali erano negativi. I successivi controlli eseguiti puntualmente ogni sei mesi, erano sempre negativi, sino a quelli effettuati nel mese di dicembre 2003 dove tre marker su cinque erano arrivati alle stelle (cea 19-9 a 1987 il 125 a 1020 ed il 72 a 658) a seguito della TAC e della ecografia era possibile notare una massa sul fegato: a gennaio 2004 veniva sottoposto ad intervento radicale con asportazione di parte del fegato. L'esame istologico comunicava quanto segue: 1) frammento epatico di cm 9x8x7 comprendente due neoformazioni biancastre del diamentro di cm 7 e cm 1.2; 2) frammento epatico di cm 2x2x1; 1-2) Localizzazione secondarie nodulari multiple di
Adenocarcinoma moderatamente differenziato con focolai di necrosi. (Il quadro istologico è compatibile con l'origine della neoplasia da un adenocarcinoma della colecisti). Dopo il decorso post-operatorio, eseguiva nuovamente gli esami dai quali era possibile evincere che il
CEA 19 era sceso a 948, il 72 a 568 mentre il cea 125 si era normalizzato ma il 50 era salito a 133. La TAC evidenziava, tra l'altro, " ... multiple lesioni nodulari 'a bersaglio' di natura secondaria, le più voluminose delle quali, localizzate all'VIII segmento (25mm), al IV a sede sottoglissoniana (20 mm) al V (30 mm al III (18mm)." Chieste informazioni al medico che lo sta curando, questi rispondeva in modo vago che bisognava procedere con un trattamento di chemioterapia che prevedeva un'infusione di circa due ore (endovena) e successivamente il collegamento di un altro farmaco ad una pompa opportunamente sistemata sottopelle mediante un piccolo intervento chirurgico, che avrebbe somministrato un altro farmaco per le successive 22 ore dopo di che si ripeteva lo stesso trattamento e questa terapia durava due giorni ogni 15 giorni per un totale di due mesi al termine dei quali si dovevano ripetere le analisi per vedere l'effetto della cura. Rivoltici ad un oncologo dell'ospedale "Pascale " di Napoli, questi, senza entrare nel merito della cura da seguire, ci riferiva che questa forma tumorale è alquanto rara, pertanto non essendoci numeri idonei a poter fare una casistica, bisognava andare per forza per tentativi, con la speranza che il paziente risponda positivamente alla cura. Chiedo scusa se mi sono allungato troppo nell'indicare la patologia di mio suocero, ma secondo me è utile per dare un quadro ben preciso della situazione al fine di poter sapere se in Italia (o anche all'estero), esistano centri dove il caso di mio suocero è stato affrontato maggiormente e quindi vi sia una percentuale idonea a poter fare una casistica sul tipo di cura da seguire. Vi prego di rispondere celermente a questa mia lettera e anticipatamente vi ringrazio per la Vostra attenzione e per l'aiuto che date a tutti noi. Grazie Alessandro.