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Pensieri mortiferi

Vado subito al dunque senza tanti giri di parole, da circa 5 anni ormai, non riesco più a vivere serenamente, tutto mi sembra inutile e privo di significato. Mi spiego meglio, prima di questo periodo, una normale partita di calcio tra amici, lo sguardo della ragazza che mi piaceva, uscire con gli amici di una vita e perfino andare all'università riuscivano a strapparmi un sorriso, riuscivano a farmi provare qualcosa. All'opposto eventi tragici come la morte di mio nonno, mi toccavano nel profondo e sentivo del dolore. Da circa cinque anni questo non avviene più, ogni evento che mi succede non mi tocca minimamente, scivola via nell'indifferenza, in poche parole non provo più niente e ogni giorno mi sembra sempre più inutile. Ormai non sorrido ne piango da tempo immemore e questo mi sta distruggendo. Penso spesso alla morte, ho iniziato a fumare, a bere, a drogarmi per cercare nuovi stimoli, ho vissuto avventure di una notte, sono andato in vacanza all'estero per sperimentare cose nuove ma niente, non c'è stato niente che mi abbia minimamente mosso. Tutte le relazioni, amorose e non che ho avuto si sono concluse in malo modo e quasi sempre a causa della mia indifferenza e del mio disinteresse, e non ci sono problemi familiari alle spalle, la mia famiglia è la migliore che si possa desiderare, non mi hai fatto mancare niente e io ho sempre portato a termine i miei "compiti" da bravo figlio (diploma, laurea, lavoro ecc..) senza pressioni. Ormai convivo con il pensiero del suicidio, ogni giorno, nella mia testa una voce mi suggerisce, sussurrando di farla finita, cerco di resistere e non so nemmeno io perché ma il volume cresce sempre di più ed è tutto talmente interiorizzato da essere diventato una routine come pensiero.

Risposta del medico
Specialista in Psichiatria

Situazione di disagio esistenziale con pseudo alessitimia. La posizione parrebbe filosoficamente di atarassia raggiunta. Eppure cio' che la inquieta ,il suicidio, chiama in causa la messa a morte che è sempre dell' altro. Credo Sia necessario un colloquio con uno psicoterapeuta bravo. Meglio se psichiatra e psicoterapeuta formato cosi' potrebbe essere garantito il supporto farmacologico piu' corretto. La questione in primis è chi vorrebbe far fuori o cosa? Allez

Risposto il: 07 Maggio 2020