Ringraziandovi per l’utile servizio che fornite avrei alcune domande da porvi. Mio marito, 35 anni, è hcv positivo, genotipo 2c, viremia 25.000.000. Non sappiamo da quanto abbia l’epatite c ma l’ha scoperto 6 anni fa. L’ecografia riporta sempre, da 6 anni, nel referto, fibrosi di lieve entità. Dopo i primi 6 mesi di
Transaminasi elevate (anche 200 alla fine del 2000), i valori si sono stabilizzati e negli anni successivi sono sempre stati nella norma o lievemente alterati. Nel 2005 gli esiti sono stati i seguenti: a maggio 27 e 41, a settembre 28 e 43, a novembre 25 e 31 e a gennaio 2006 24 e 28. Insieme all’epatologo hanno deciso di rivedersi a novembre-dicembre 2006 per iniziare la terapia. L’epatologo ha deciso di non iniziare subito la cura perché è in arrivo il nostro secondo figlio (ne abbiamo già uno piccolo di 2 anni) e quindi ci aspettava un periodo un po’ stressante e poi perché sperava, dato il genotipo, che potesse cambiare il protocollo in modo da effettuare, se possibile, la
Terapia per 4 mesi invece che per 6. Vi risulta questa possibilità? Alle analisi del 30 giugno 2006, però, le transaminasi sono risultate 33 e 63. E’ necessario contattare subito l’epatologo dato questo aumento o mio marito può andare da lui a novembre come d’accordo? Un’alta questione che mi da
Ansia (premetto che da donna incinta mi agito facilmente) è la seguente: ho letto che avere il virus dell’hcv aumenta il rischio di linfomi non-hodgkin. Ma in che senso aumenta il rischio, in modo preoccupante? Perché nessuno l’ha mai detto a mio marito? Mia nonna e mio nonno sono positivi all’epatite c da 20 anni, ma, per fortuna, non hanno avuto niente del genere. Perché l’epatologo, se c’è questo rischio, a febbraio 2006, quando si sono visti, non ha proposto subito la terapia, ma ha deciso di aspettare quest’autunno? Attendo con ansia la risposta, grazie per l’attenzione, Antonella.