La ritenzione urinaria riconosce diverse etiopatogenesi. Naturalmente si deve escludere un eventuale prolasso genitale che potrebbe meccanicamente ostruire le vie urinarie, ma in quel caso dovrebbe essere così importante da poter essere rilevato semplicemente al tatto anche da lei stessa. Si devono altres' escludere altre forme di ostruzione urinaria. Poi si deve studiare il funzionamento della vescica è l'attività del detrusore. Infine si deve valutare la presenza di un eventuale danno della conduzione nervosa. Sicuramente l'indicazione del suo urologo di praticare cistouretroscopia ed esame urodinamico rappresenta un ottimo consiglio per iniziare a raccogliere dati su di una patologia abbastanza complessa. Io sicuramente assocerei una visita per valutare lo stato del pavimento pelvico (validità dei muscoli pelvici, presenza di eventuali prolassi). Per quanto riguarda la risoluzione del problema, questa dipende naturalmente dalla causa. In caso di ostruzione, si dovrà procedere a rimuovere "l'ostacolo" alla fuoriuscita delle urine. In caso di alterazioni della funzionalità della vescica si possono provare approcci farmacologici. In alcuni casi di difficile risoluzione si può tentare la "neuromodulazione sacrale" che consiste nell'introduzione di un elettrodo a livello di un nervo del sacro connesso ad un pace-maker che va sistemato nel sottocute.