Salve, mio padre a seguito di un episodio febbrile improvviso risolto in pochi giorni è stato sottoposto a urinocoltura. Dall'esame è emersa la presenza di Acinetobacter baumannii (ultima rilevazione 400k UC). Lui è affetto da prostatite e negli ultimi due anni è stato sottoposto a vari ricoveri ospedalieri e utilizzo del catetere, oltre a numerose terapie antibiotiche.
Adesso l'urologo non vuole somministrare la Colistina proprio per evitare eventuali resistenze e non avendo sintomi febbrili in atto. È corretto come approccio terapeutico o sarebbe preferibile agire direttamente con la colistina? Inoltre, tale batterio può essere pericoloso per mia madre e i familiari che vivono con lui? Grazie per l'attenzione.
Gentile lettore, se non ci sono sintomi significativi di infiammazione, corretta e condivisibile potrebbe essere la strategia indicata dal vostro urologo perché quasi sembra basata sulla impossibilità certa di attribuire al germe un sicuro ruolo patogeno; infatti il genere Acinetobacter è ampiamente diffuso in natura e si può ritrovare, senza problemi, anche nel suolo e nelle acque; ancora questi ceppi batterici sono stati isolati occasionalmente anche su apparecchi biomedicali. All'ultima questione, da lei posta, le dico poi di non drammatizzare: non consideri suo padre un "appestato". Un cordiale saluto.