Gent. Sig.ra,
Sul trattamento di un adenoma cancerizzato, dopo una sua asportazione locale, non vi e' un consenso.
Nella maggioranza dei casi si forma prima un adenoma (tumore benigno) che successivamente puo' (come nel caso di Sua mamma) trasformarsi in carcinoma.
All'atto pratico il consiglio e' quello di fare un consulto interdisciplinare (con chirurgo, oncologo e radioterapista) nel Centro Oncologico qualificato piu' vicino.
Per scendere nei dettagli, i problemi sono due: il rischio di riformarsi del carcinoma localmente e il rischio che vi siano gia' metastasi nei linfonodi.
La RM difficilmente potra' dare un responso valido sulla presenza linfonodi metastatici (l'esame mette in evidenza solo eventuali linfonodi ingranditi di volume, ma non puo' dare informazioni certe sulla natura, anche con i mezzi di contrasto piu' raffinati).
Ci si deve quindi affidare sulle probabilita' sulla base dell'esame istologico. Nel caso di Sua madre vi sono fattori molto favorevoli (solo 1% di carcinoma sui pezzi asportati, il grading G1) e altri meno favorevoli (invasioni vascolare, budding presente, dimensioni della neoplasia). In queste situazioni e' generalmente utile spiegare bene le probabilita' di successo e di insuccesso presenti in ogni scelta terapeutica e coinvolgere la paziente nella scelta.
Mi spiace non poter dare (senza visitare la paziente e vedere direttamenti referti e lastre) un consiglio piu' preciso ma si tratta di una situazione che si presta a opzioni di cura diverse, in teoria con probabilita' "a priori" di successo simili.
Solo di una cosa posso fare un'affermazione certa: un tumore a 8 cm dal margine anale PUO' e DEVE essere operato con conservazione dell'ano (cioe' senza "sacchetto" permanente).
Cordialita'
dott. Piero Gaglia