Il contagio col virus dell’epatite c causa lo sviluppo di una infezione acuta del fegato (epatite acuta), che, nella grande maggioranza dei casi (70-80%), si trasforma in una infiammazione cronica, cioè non evolve nella guarigione spontanea. L’epatite cronica, che è suscettibile di terapia farmacologica adeguata, può, se non trattata o se resistente alla terapia, evolvere dopo numerosi anni, in cirrosi epatica (entro circa 20 anni all’incirca il 20% dei pazienti) ed, eventualmente, in tumore del fegato (1-4% dei pazienti con cirrosi per anno). Inoltre l’epatite C può essere associata ad alte condizioni patologiche, tra cui la più importante è la crioglobulinemia mista, riscontrata in circa la metà delle persone infette; essa è la principale causa della crioglubulinemia mista essenziale, cioè la crioglobulinemia di tipo II, che si manifesta con debolezza, artralgie e porpora da vasculite. Altre condizioni sono: glomerulonefrite membrano-proliferativa, lichen planus, cheratocongiuntivite secca, sindrome di Raynaud, sindrome di Sjogren, linfomi non-Hodgkin.