Qual è la situazione in Italia sul virus Ebola?
La situazione al momento in Italia è tranquilla, nel senso che non ci sono stati dei casi e c'è stato solo qualche falso allarme. Questo ha dimostrato, a mio giudizio, l'efficacia del mantenimento della presenza di un network costituito dalle divisioni di malattie infettive e ci dobbiamo augurare che rimangano sempre efficienti sul territorio così come lo sono state fin ora.
Non possiamo certamente escludere che ci possano essere casi di importazione magari di cittadini italiani che, lavorando nelle aree dell'Africa Occidentale colpite dall'Ebola, possono in qualche modo essere rimpatriati. In questi casi non si tratta di casi autoctoni ma di importazione e per evitare che succeda quello che è avvenuto in Spagna e due volte negli Stati Uniti, bisogna mettere il massimo dell'attenzione al rispetto delle procedure.
Perché, se dobbiamo imparare qualcosa dagli errori degli altri, dobbiamo capire laddove non si utilizzano in modo estremamente e rigorosamente corretto le misure di protezione individuale, non si seguano alla lettera le procedure, questo virus non perdona, nel senso che ti puoi contagiare e sappiamo che il contagio può essere anche molto, molto grave.
Fortunatamente nei tre casi (i due statunitensi e quello dell'infermiera spagnola) le cose sono andate bene e tutte le persone sono guarite.
Esiste un reale pericolo nel nostro Paese?
Rispetto al mio precedente intervento di due-tre mesi fa, ci sono due grosse novità: una riguarda il fatto che per la prima volta ci sono stati dei casi non di importazione ma di vera e propria trasmissione della malattia al di fuori del continente africano - e questa è una novità assoluta perché si diceva che l'Ebola non esisteva e non si trasmetteva al di fuori dell'Africa - purtroppo alla luce di questi tre casi non è più così.
L'altra novità riguarda la ricerca: forse c'è stata un po' una colpa nel non perseguire la ricerca su questa grave malattia e si cerca in qualche modo di recuperare il tempo perso e le buone notizie sono che si è individuato nel Siero del convalescente e, partendo da questo, nella creazione di Anticorpi monoclonali, il cosiddetto ZMAPP altro non sono che tre anticorpi monoclonali umanizzati, che sono in grado di bloccare il virus. Sia il siero del convalescente che l'uso dello ZMAPP hanno portato a dei risultati in qualche modo molto interessanti, favorendo la guarigione.
L'ultima buona notizia è che la ricerca scientifica, dopo troppi anni di inattività su questo fronte, è partita e nel 2015, ma più verosimilmente nel 2016, sarà disponibile un vaccino. È un po' una corsa contro il tempo perché bisogna impedire che il virus dell'Ebola diventi troppo familiare con l'uomo perché perde di gravità ma aumenta l'infettività così come avviene ad esempio per i virus influenzali. Al momento non ha nessun tipo di trasmissione per via aerea, però più a lungo dura questa epidemia - e questa è l'opinione dei virologi e degli epidemiologi - più crescono i rischi.