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Infarto: cos'è importante sapere

Infarto: cos'è importante sapere

Qual è la prima cosa da fare in caso di infarto e come si può prevenire in maniera efficace? Leggi l'articolo e scopri cos'è importante sapere sull'infarto
In questo articolo:

Cosa fare in caso di infarto? Come prevenire l'infarto? Intervista al Prof. Marino Scherillo, Direttore del Dipartimento di Cardioscienze dell'Azienda Ospedaliera Rummo di Benevento.

Sull'infarto: cos'è importante sapere

Per una persona con infarto acuto e per i suoi familiari, che cosa è importante sapere, prima di tutto?
In caso d'infarto miocardico acuto è importante 'fare subito la cosa giusta', cioè chiamare il 118, per poter giungere in tempo utile alla struttura in grado di prestare le cure necessarie. In Italia sono attive 416 UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologiche), omogeneamente distribuite su tutto il territorio nazionale, con una UTIC da 4-8 posti letto in media ogni 120-150 mila abitanti.

Circa la metà di queste strutture comprendono un laboratorio di emodinamica interventistica, in grado di eseguire interventi di angioplastica coronarica in situazioni di emergenza-urgenza. Le Unità Coronariche sono attive 24 ore su 24 e sono in grado di erogare una buona qualità di cure, come hanno confermato diversi studi osservazionali condotti da ANMCO - Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri.

In particolare, quando i pazienti sono ricoverati in UTIC, la mortalità globale per sindrome coronarica acuta è in meda del 3% (dati 2010), con una percentuale dell?1.9% per gli infarti più piccoli (infarti senza sopraslivellamento del tratto ST del tracciato ECG o NSTE) e del 5% per gli infarti più grandi (infarti con sopraslivellamento ST o STE). Sono dati molto lusinghieri nel panorama europeo, e certificati da uno studio condotto dall'ANMCO insieme all'Istituto Superiore di Sanità.

Classificazione dell'infarto

Quanto è importante classificare tempestivamente il tipo d'infarto in corso?
Conoscere le caratteristiche e il tipo d'infarto in corso consente di individuare i pazienti che possono giovarsi di un'angioplastica coronarica urgente (quelli con infarto con sopraslivellamento del tratto ST). A questo scopo, sono efficaci metodi di connessione con i medici del 118 mediante telemedicina, quali il trasferimento a distanza dell'elettrocardiogramma.

La telemedicina è uno strumento essenziale per una immediata stratificazione prognostica. La sua diffusione è ancora a macchia di leopardo. Attualmente, le esperienze più avanzate sono attive a Milano, Genova, Bologna e Firenze. Nel Centro Sud il sistema di supporto mediante telemedicina si sta implementando in Puglia, Sicilia e Calabria e sarà presto estesa anche alla Campania.

Per ridurre ulteriormente morbilità e mortalità da infarto, quanto è importante poter disporre fin da subito di terapie che agiscano in modo efficace sulle cause della malattia?
Occorre tener presente che la mortalità per infarto raddoppia a 30 giorni dall'evento e quasi quadruplica a un anno, rispetto alla percentuale registrata nell'immediato post-evento. Ciò conferma che l'infarto è una malattia cronica con un esordio acuto, la quale necessita di una costante attenzione nell'aderenza alla terapia farmacologica.

Da questo punto di vista, i cardini del trattamento sono oggi rappresentati da acido acetilsalicilico (ASA) e antipiastrinici di nuova generazione (per una doppia anti-aggregazione piastrinica), dalle statine (per il controllo del profilo lipidico) degli ACE-inibitori o Sartani (per evitare la dilatazione del cuore e lo scompenso cardiaco) e dai betabloccanti (per limitare le dimensioni della necrosi e ridurre l'incidenza di aritmie fatali), cioè le quattro classi di farmaci che hanno ripetutamente dimostrato di ridurre mortalità e morbilità per infarto, sia nella fase acuta sia in quella post-acuta.

L'anti-aggregazione piastrinica è, dunque, uno degli strumenti più importanti per ridurre la mortalità e le conseguenze di un infarto e per prevenire il reinfarto. Su questo fronte, la ricerca scientifica ha compiuto molti progressi e ha vinto numerose sfide. A che punto siamo, oggi?
Sono stati sperimentati con successo nuovi inibitori piastrinici, quali il prasugrel e, soprattutto, il ticagrelor. Quest'ultimo, in particolare, è capace di ridurre i differenti eventi cardiovascolari, fatali e non fatali, del 15-20%, in assenza di un significativo ulteriore incremento del rischio emorragico. Il farmaco, capostipite di una nuova classe di antiaggreganti anti-ADP, rappresenta il superamento dello standard terapeutico attuale nel trattamento antitrombotico delle sindromi coronariche acute, grazie alla reversibilità dell'effetto, alla sua efficacia indipendentemente dall'assetto genetico del paziente, e alla riduzione della mortalità e del rischio di re-infarto rispetto al trattamento gold-standard.

Quali sono i fattori chiave per una terapia di prevenzione efficace, dopo un primo evento cardiovascolare?
Gli elementi essenziali per il mantenimento della sopravvivenza e di buone condizioni di salute dopo le dimissioni dalla struttura cardiologica, sono essenzialmente: la Riabilitazione cardiologica e un'attenzione costante nel follow-up del paziente. In altre parole, occorre non abbassare la guardia, almeno per un anno. Da questo punto di vista, è essenziale che sia mantenuta l'aderenza alla terapia e quindi è necessario che il paziente sia sensibilizzato a mantenere attenzione costante nell'assunzione delle terapie e delle strategie di comportamento e stile di vita consigliate. Le strutture di Riabilitazione cardiologica sono presenti su tutto il territorio nazionale, ma ancora una volta 'a macchia di leopardo', e risultano maggiormente presenti nel Nord della Penisola e meno nel Sud.

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Ultimo aggiornamento: 06 Febbraio 2018
5 minuti di lettura

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