Bullismo, questo sconosciuto. Ci sono voluti anni perché il mobbing fosse riconosciuto come una vera e propria piaga diffusa che avvelenava i lavoratori che ne erano vittime. Ancora molto si deve fare perché nel mondo della scuola il bullismo venga riconosciuto e affrontato adeguatamente. Insulti, minacce, scherzi realizzati con il fine di schernire e offendere la vittima, percosse e piccoli furti, sono solo alcune delle tante forme con cui può manifestarsi il bullismo nelle scuole. I protagonisti del fenomeno del bullismo sono diversi: l’identikit del bullo-tipo è quello di un personaggio più forte che si circonda di due o tre personaggi ‘secondari’ insicuri e in cerca di punti di riferimento; il resto lo fa una maggioranza di cosiddetti “pari” che restano silenziosi ad assistere: il mix può essere davvero micidiale, soprattutto per la vittima che è generalmente il primo della classe, quello più giovane, quello meno ‘cool’.
L’idea di fondo che ha sempre accompagnato, e per certi versi giustificato, i fenomeni di bullismo è che si tratti di episodi singoli, di scaramucce tra adolescenti e che servano a forgiare il carattere, a imparare a difendersi. In realtà il meccanismo è perverso: chi aggredisce e chi subisce non cambiano, i ruoli sono sempre gli stessi; la vittima resta sempre una vittima e porta per anni i segni del Trauma subito. Il Trauma forgia il carattere perché lo modifica nel profondo, trasformando un timido adolescente in un adulto insicuro e in cerca di sicurezze e di continue rassicurazioni.
Negli ultimi tempi i media hanno dato ampia eco a numerosi episodi di bullismo nelle scuole che spesso hanno portato a un tracollo psicologico della vittima. L’ultimo episodio è avvenuto a Ischia e ha avuto un esito davvero tragico. Diego, un teen-ager di quattordici anni, si è impiccato senza lasciare un biglietto o dare una spiegazione. Gli investigatori sono certi che dietro questo gesto così disperato ci siano degli episodi di bullismo ad opera di alcuni compagni di classe del giovane che, nei giorni precedenti il suo suicidio, si era candidato alle elezioni come rappresentante di classe e non aveva ricevuto nemmeno una preferenza. Alcuni biglietti di scherno sono stati trovati tra le schede delle elezioni e lo stesso Diego aveva confidato alla madre di essere spesso deriso dai suoi compagni di classe per essere un ‘secchione’ e gay. Il fatto di cronaca rilancia un altro aspetto del bullismo: il ruolo degli insegnanti e della scuola. A Ischia, la preside del Liceo Classico Scotti e gli insegnanti dichiarano di non essersi mai accorti di eventuali episodi di bullismo e, anzi, rilanciano la tesi che Diego potesse avere avuto altri problemi di natura personale. Gli investigatori sono ancora al lavoro per fare piena luce sulla morte di Diego, ma nel frattempo la politica cerca di porre un freno al fenomeno o almeno di affrontarlo in qualche modo. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha istituito presso gli Uffici Scolastici Regionali, con una legge del febbraio 2007, gli Osservatori Regionali Permanenti sul Bullismo che hanno il compito di fare da punto di incontro tra associazioni, genitori e scuole, di offrire consulenza e supporto a insegnanti, assessori e dirigenti scolastici che vogliano affrontare il problema ma non hanno gli strumenti per farlo, di dare una risposta immediata ed efficace alle richieste di aiuto da parte dei genitori. In sinergia con queste iniziative è nato il sito www.smontailbullo.it ed è stato attivato il numero verde 800669696 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00) utile per segnalare casi di bullismo, chiedere una consulenza, ricevere informazioni e sostegno.