Gli occhi sono un filtro attraverso il quale si manifestano
A confermare che guardando una persona negli occhi si possono capire molte cose, anche del suo benessere psicologico, è stata una ricerca condotta qualche anno fa in Gran Bretagna da Peter Hills dell'Anglia Ruskin University di Cambridge e Michael Lewis della Cardiff University. Questi studiosi hanno arruolato 36 giovani studenti che sono stati coinvolti nell’ascolto di tre diverse musiche.
Il Requiem di Mozart, che favorisce una sensazione di
Quali i risultati? Una persona che prova una sensazione di allegria sposta lo sguardo e lo sofferma sul volto del suo interlocutore in un modo del tutto diverso da come si muove lo sguardo di una persona triste.
Ad esempio una persona che sta provando una sensazione di tristezza, ma anche che soffre di un particolare stato depressivo, tende a non guardare negli occhi il proprio interlocutore e ciò crea un cortocircuito nella comunicazione non verbale e nel rapporto con l’altro: sfuggire allo sguardo, essere distante, può generare nell’interlocutore una certa freddezza che peggiora ancora di più la qualità e l’equilibrio della comunicazione.
Questo perché nel momento in cui interagiamo con un altro individuo lo valutiamo, giudichiamo a livello inconscio la sua reazione e la sua risposta facciale.
I ricercatori statunitensi sottolineano che a giocare un ruolo chiave in questo processo di 'valutazione' del viso dell’altro è l’amigdala, una zona del cervello che si attiva in risposta ad un’espressione facciale di paura e che risulta essere particolarmente impegnata anche nel momento in cui veniamo chiamati a giudicare l’altro guardandolo negli occhi.
Infatti l’amigdala è coinvolta nella valutazione affettiva dei soggetti con cui interagiamo e riflette un aumentato stato di Vigilanza causato dall’incontro con una persona sconosciuta. Insomma, gli occhi non sono solo lo specchio dell’anima e nemmeno soltanto uno strumento di seduzione ma anche un vero e proprio passepartout per entrare in comunicazione con l’altro.
Una banale intuizione? Non proprio. Lo studio del comportamento facciale e dell’espressione degli occhi è una scienza che sta trovando ampio seguito non solo tra gli studiosi di psicologia ma anche nel mondo forense.
Ne è un esempio la prossemica, la scienza introdotta nel 1966 dall’antropologo Edward Hall che cerca di comprendere in che modo l’essere umano interagisce con lo spazio (e gli altri) intorno a sé e studia le modalità di comunicazione, verbale e non verbale, degli esseri umani. Inoltre sono numerosi gli studi che analizzano il processo di identificazione e riconoscimento di un volto e quindi anche dello sguardo.