Tecnologie e Internet: è boom tra donne e uomini di ogni età.
I social network, i portali interattivi e soprattutto i giochi online sono sempre più utilizzati da milioni di italiani, al punto che il rischio che una semplice passione si trasformi in dipendenza è davvero alto.
La tecno-dipendenza è uno dei segni dei tempi che cambiano e che modificano stili di vita, abitudini, passatempi e anche le ossessioni. Negli ultimi se n’è discusso parecchio: Paola Vinciguerra, psicologa e presidente dell’EURODAP (Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico), ha reso noti i risultati di un sondaggio realizzato online sul sito Eurodap e che ha coinvolto 400 persone.
Sul banco degli imputati è finito il celebre Win For Life, il gioco che mette in palio ogni ora del giorno 4.000 euro al mese per venti anni. Affascinante e subdolo, secondo gli psicologi, in tempo di crisi economica questo gioco fa leva su paure e speranze che poco hanno a che fare con la realtà e contribuisce ad aumentare il rischio di dipendenza dal gioco d’azzardo e online.
Il 60% degli intervistati giudica il Win For Life un gioco come un altro e il 30% lo considera eccitante, solo il 10% lo ritiene pericoloso. La Vinciguerra non ha dubbi: “Le persone che ricorrono ai giochi d’azzardo come Poker online, ma anche a Win For Life o altro, sperando di risolvere i loro problemi economici e rincorrendo all’illusione della vincita, rischiano la salute mentale: possono sviluppare dipendenza e mettere in atto comportamenti ossessivo-compulsivi”.
La Vinciguerra ha anche ricordato come nel solo 2009 i profitti per le aziende che fanno gioco d’azzardo online siano cresciuti del 40%. A risponderle è stato Marco Trucco, responsabile per l’Italia di Everest Poker, secondo il quale “tra il Poker e il Win For Life, i gratta e vinci o il lotto c’è una differenza abissale”.
In altre parole se il Win For Life è un gioco di pura fortuna, il Poker può addirittura fare bene alla mente perché la tiene allenata e vincere è anche merito del giocatore e delle sue capacità. Al di là di queste differenze, però, non c’è dubbio che i numeri del fenomeno della tecno-dipendenza siano allarmanti: l’ADOC ha condotto qualche mese fa un’indagine dalla quale è emerso che circa 530mila italiani sono giocatori d’azzardo online abituali, per una spesa annua di seicento euro a testa, e il 3% di essi sono considerati dipendenti patologici.
In effetti, il punto non è se il gioco coinvolga in maniera più o meno interattiva il giocatore, ma se giocare si trasformi da un piacevole passatempo alternato ad altro (vita sociale, lavoro, hobby, sport) in un’ossessione che fagocita il resto.
Alcuni studi hanno dimostrato, infatti, che i videogiochi possono rivelarsi utili per lo sviluppo di capacità motorie e di diverse abilità e in questo ambito rientra, forse, anche il poker, ma l’allarme scatta quando giocare diventa un’ossessione e se in ballo c’è anche del denaro la questione si fa ancora più preoccupante.
Recenti dati britannici hanno reso noto che la dipendenza dal gioco online colpisce sempre più spesso le donne, complici un maggiore tempo trascorso in casa e al computer, una crescente insoddisfazione accompagnata dallo stress e un facile accesso alle carte di credito.
Ma come si può capire che un innocuo passatempo si sta trasformando in una dipendenza? In fondo basta osservarsi dall’esterno e rispondere a qualche semplice domanda: pensi al gioco anche quando stai facendo altro? Sei diventato sempre più irritabile? Ti colleghi ogni giorno spendendo ingenti somme di denaro? Ti stai indebitando per giocare? Ci pensi anche mentre dormi? Stai trascurando amici, affetti e lavoro perché passi sempre più tempo online?
Se rispondi si a un paio di queste domande vale la pena di fermarsi a riflettere.
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