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Infelicità e inquinamento legati a doppio filo

Infelicità e inquinamento legati a doppio filo

Chi vive in luoghi caratterizzati da un forte inquinamento sembra essere meno felice e portato a inquinare di più.

Inquinamento e benessere sono strettamente legati. E chi vive in luoghi caratterizzati da un forte inquinamento non solo sembra essere meno felice, ma è anche spinto ad inquinare di più.

Sono le conclusioni a cui sono giunti due economisti del Dipartimento di Economia dell’Università di Trent, in Canada, che hanno analizzato i dati relativi all’inquinamento di quattordici Paesi europei (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Russia, Spagna e UK) e li hanno messi in relazione con quelli che misurano al felicità individuale.

I due studiosi hanno prelevato i dati sull’inquinamento dal database internazionale World Development Indicators, che misura le emissioni pro capite di diossido di carbonio, e quelli relativi alla felicità dal World Database of Happiness, un enorme database che raccoglie dati emersi da numerosi sondaggi ed indagini sul grado di felicità e soddisfazione personale degli intervistati.

Infine hanno utilizzato il test statistico ideato da Clive Granger per stabilire un collegamento tra inquinamento e felicità personale tenendo conto anche della possibile esistenza di un nesso di casualità tra queste due condizioni.

Risultato: chi è infelice inquina di più e chi vive in un ambiente inquinato sembra essere più infelice. Insomma infelicità e inquinamento sarebbero legati a doppio filo, anche se Byron Lew e B. Mak Arvin, gli autori dello studio (che negli ultimi anni hanno firmato un gran numero di studi che hanno indagato sulla felicità degli individui) precisano che ciò non vuol dire necessariamente che l’inquinamento causi infelicità, ma suggerisce solo l’esistenza di un nesso tra questi due elementi e l’importanza di intervenire per combattere l’inquinamento, perché un’aria più pulita ha ripercussioni positive non solo sull’ambiente, ma anche sul benessere dei cittadini.

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile 2015
2 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Simona D'Arcangeli
Dr.ssa Simona D'Arcangeli
Specialista in Psicologia e Psicoterapia

P. Crutzen nel suo articolo 'Geology of mankind' apparso sulla rivista Nature ha teorizzato che il genere umana non si trovi più nel periodo geologico dell'Olocene ma in una nuova era detta antropocene.

Grazie alla produzione di gas serra e di CO2 , l'uomo a differenza di altre epoche, è diventato un agente attivo in grado di influenzare l'atmosfera e alterare il suo equilibrio. L'agricoltura, la produzione di cibo, la deforestazione, lo sviluppo industriale, il trasporto, il commercio internazionale, la produzione di energia, l'urbanizzazione e le attività ricreative producono un impatto antropico misurabile sull'ambiente e che segnala le attività dell'uomo in modo esplicito.

Facciamo degli esempi: negli ultimi 150 anni l'umanità ha esaurito il 40% delle risorse di petrolio conosciute. Quasi il 50% della superficie terrestre è stata 'addomesticata' ai fini umani. L'azoto è ora fissato sinteticamente per i fertilizzanti. Più della metà dell'acqua viene utilizzata per le attività umane. Per la prima volta ci troviamo nelle condizioni che 'A man made world' (per usare il titolo proposto da The Economist) e agisce sulla biodiversità, il ciclo dei nutrienti, la struttura e biologia del suolo e del clima.

Molti degli effetti bio psico sociali dell'impatto antropico combinato sulla salute e il ben essere delle persone sono ancora sconosciuti. I ricercatori e gli esperti sono quindi impegnati su questo nuovo fronte.

Uno studio condotto presso la Harvard School of Public Health di Boston (pubblicato su The Lancet) ha studiato la relazione tra inquinamento e autismo, sindrome da iperattività e deficit dell'attenzione nei bambini. I dati sono impressionanti: tutti i bambini nati nei paesi industrializzati tra il 1960 e il 1980 sono stati esposti al piombo dei carburanti e ciò ha comportato più di un dimezzamento del numero dei soggetti con quoziente intellettivo (QI) oltre 130 (considerato tipico di un'intelligenza notevole) e aumentato invece il numero di persone che totalizzano meno di 70.

Sempre nella ricerca si sono registrate altre 202 voci di effetti dovuti all'inquinamento. La scienza del benessere è chiamata ad affrontare sfide di grande portata e complessità nei prossimi anni e l'utilizzo delle nuove misurazioni (si veda il BES) per esempio, darà probabilmente un notevole contributo in tal senso.

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