Anche quest’anno, puntuale come il Festival di Sanremo e ben accetta come la denuncia dei redditi, l’influenza ha invaso il nostro paese: qualche sporadico caso segnalato dai medici sentinella, e poi il moltiplicarsi dei contagiati, come in una innocua peste di manzoniana memoria.
Sull’influenza si discute, spesso a sproposito; le si attribuiscono responsabilità che non ha, la si prende come spunto per invitare a vaccinarsi o per sconsigliare il vaccino, ogni italiano la vede un po’ come un male inevitabile, legato all’inverno, e la combatte con i mezzi che sa.
Purtroppo questi mezzi sono per lo più inefficaci: esistono poche sostanze che esercitino effettivamente un’azione dimostrabile contro il virus e questa azione è di semplice limitazione di durata, oltretutto di minima entità: un vecchio adagio delle mie parti dice che 'l’influenza non curata dura sette giorni, curata dura sette giorni'. La realtà non è poi così lontana da questo.
Sia in tema di terapia sia in quello di prevenzione la fantasia popolare si è scatenata, alla ricerca del rimedio geniale che tenga lontano il virus o che lo faccia soccombere in tempi rapidi: una castagna tenuta nella tasca ancora ballonzola nei pantaloni di qualche vecchio contadino (uno di loro un giorno mi disse orgoglioso che non avrebbe mai preso l’influenza in quanto viaggiava tutto l’inverno con il 'preservativo' in tasca), mentre la più 'scientifica' spremuta di arancia viene vista come un vero e proprio farmaco che si oppone al virus.
Si sono consumati ettolitri di vino caldo arricchito di cannella e zucchero, si è importato l’esotico ginseng, si è data voce agli antiossidanti che tanta parte hanno nella medicina 'naturale'… ma il virus resiste a tutto, si fa beffe delle armi che gli puntiamo contro e prosegue imperterrito la sua azione epidemica.
Recentemente ha fatto la sua comparsa un fiore selvatico che avrebbe proprietà curative e preventive indubitabili: l’echinacea, originaria del Nord America e simili ai nostrani Aster. I cultori della medicina erboristica ne parlano come di un portentoso rimedio contro l’influenza e le malattie da raffreddamento, citando percentuali di guarigione invidiabili.
Di fronte a queste raccomandazioni naturalistiche era inevitabile che la pianta venisse studiata in modo serio, per cui in un’università del Wisconsin è stato realizzato uno studio caso-controllo: 700 volontari sono stati divisi in due gruppi. Il primo gruppo ha assunto echinacea ai primi sintomi di raffreddamento, il secondo gruppo non ha fatto nulla, lasciando che la malattia guarisse spontaneamente.
Quale differenza si è registrata nella durata della malattia? Mezza giornata di vantaggio per l’echinacea, che su una durata media di 7 giorni non rappresenta alcun risultato statisticamente significativo.
E così anche questo bel fiore selvatico viene dichiarato inefficace dalla scienza medica, anche se i suoi affezionati continueranno ad utilizzarlo e a decantarne le proprietà, riferendo episodi anedottici che ovviamente non possiedono alcuna valenza dimostrativa.
L’influenza passerà anche quest’anno, causerà anche quest’anno diverse centinaia di giornate lavorative perdute, farà spendere un bel po’ di soldi in antifebbrili, vitamine, sciroppi per la tosse, gocce nasali e antibiotici, ma basterebbe considerarla per quello che è: una pausa lavorativa extra, dopo le vacanze di Natale; pausa niente affatto piacevole, purtroppo, ed in rari casi anche portatrice di complicanze gravi. Ma purtroppo, almeno per il momento, ineliminabile.
Se si vuole evitare il contagio, i soliti accorgimenti: evitare il contatto con persone ammalate, stare lontani dagli assembramenti, non esporsi a subitanei cambiamenti di temperatura, vestirsi adeguatamente, proseguire un’alimentazione corretta e un’idratazione sufficiente, avere un'accurata igiene delle mani.