In questo articolo:
Sono molte oggi le aziende statunitensi alla ricerca del “chief happiness officer” o “Cho”, ovvero di una persona che garantisca la felicità dei dipendenti e quindi capace di portare gioia e soddisfazione tra i lavoratori. Un manager delle risorse umane capace di misurare il livello di gratificazione e di soddisfazione dei lavoratori e individuare politiche in grado di migliorarlo.
Migliorare il benessere dei dipendenti si può
Il suo obiettivo dunque è creare le condizioni ideali per la felicità di tutti i dipendenti aziendali. Come? Migliorando la qualità delle relazioni, stimolando e coltivando i talenti, tirando fuori il meglio dalle persone e rendendo l’ambiente di lavoro un luogo gradevole. Con questo mix efficace la produttività aumenta e le capacità – individuali e collettive – di affrontare nuove sfide si potenziano.
Leggi anche:
Allenarsi alla felicità è possibile
LI sostenitori della psicologia positiva propongono tre esercizi per coltivare l’ottimismo e la felicità.
Le cause dell'infilicità in azienda
Del resto, spesso le cause “dell'infelicità” in azienda sono facili da rintracciare: non ci si sente responsabilizzati, non si svolgono mansioni adatte alle proprie competenze e non si hanno buoni rapporti con i propri superiori e colleghi. Lavorare su questi aspetti può consentire di raggiungere risultati positivi sotto molti punti di vista: migliori performance del lavoratore, aumento della produttività, maggiore coinvolgimento nelle attività quotidiane e aumento della coesione tra i dipendenti. Del resto anche recenti studi hanno dimostrato che la felicità è amica della creatività e stimola le persone a coltivare il proprio talento e metterlo al servizio dei colleghi.
Ultimo aggiornamento: 13 Novembre 2015
3 minuti di lettura