I sintomi del Morbo di Parkinson sono vari e difficili da interpretare:
- Riduzione della velocità di movimento e della mobilità autonoma e volontaria (bradicinesia);
- rigidità degli arti;
- tremore a riposo non intenzionale.
È la triade che definisce il morbo di Parkinson, una malattia neurodegenerativa causata dalla degenerazione delle cellule nervose chiamate neuroni dopaminergici della sostanza nigra.
Il processo della malattia viene attivato dalla carenza della dopamina, che crea uno squilibrio fra i centri nervosi che sovrintendono i movimenti automatici. Si tratta di una malattia che colpisce soprattutto uomini con più di 50 anni e ha un’incidenza di 250mila malati in Italia con 8.000-12.000 nuove diagnosi ogni anno.
Il morbo di Parkinson progredisce con il tempo secondo due fasi: una ipercinetica dominata dal tremore, con età di esordio più precoce, ma con un’evoluzione meno invalidante e più lenta e una forma acinetico-ipertonica dominata da rigidità ed acinesia, più rapidamente invalidante.
Ma quali sono le cause del morbo di Parkinson e come si affronta?
L’ipotesi che questa malattia abbia una predominante componente ereditaria è da scartare dal momento che grazie a recenti studi si è scoperto che solo il 10% dei pazienti ha precedenti in famiglia; di certo la componente genetica sembra giocare un ruolo maggiormente significativo nei casi di Parkinson ad esordio precoce e con presumibile certezza è possibile affermare che nel prossimo futuro nuove alterazioni genetiche verranno identificate e accresceranno il numero di casi di origine genetica.
La diagnosi del morbo di Parkinson avviene attraverso varie fasi: una visita neurologica, dei test effettuati usando dei farmaci che stimolano il recettore dopaminergico, esami specifici come la TC o RMN ed esami funzionali come la PET o SPECT. Attualmente non esiste una cura definitiva per il Parkinson, ma esistono alcune terapie che possono contrastare il peggioramento clinico.
Le modalità di intervento sono essenzialmente tre:
- terapia farmacologica di tipo sintomatico: finalizzata ad una stimolazione dopaminergica il più possibile lineare e continua;
- neurochirurgia stereotassica: permette di dirigere uno strumento verso un bersaglio cerebrale utilizzando delle coordinate matematiche e pratica una stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation) tramite un microelettrodo inserito all’interno del nucleo cerebrale con un chiaro effetto sintomatico;
- terapia riabilitativa specifica: viene eseguita a completamento della Terapia farmacologica ed è finalizzata a rendere i movimenti quanto più volontari e precisi possibile.
Ma la ricerca non si ferma e prosegue nel costante studio di una terapia che sia risolutiva ed efficace per tutti. E grandi aspettative riveste, ad esempio, la sperimentazione in atto negli Stati Uniti che prevede l’impianto di cellule staminali embrionali coltivate in vitro che promettono di specializzarsi in cellule nervose in grado di sintetizzare la Dopamina.