I numeri relativi all’Incidenza dell’obesità sono sempre più allarmanti: gli ultimi dati resi noti dall’Associazione dei Cardiologi Ospedalieri parlano di un aumento, per l’obesità maschile, dal 19% al 25%, rispetto al 2003, e per le donne di una percentuale, rimasta invariata ma comunque elevata, del 24%.
Da più parti si sente ripetere quanto la dieta mediterranea sia equilibrata, sana e preziosa e quanto una sana Alimentazione sia un autentico elisir di buona salute e lunga vita. Eppure sembra che, a dispetto delle frequenti campagne di sensibilizzazione e informazione, l’obesità sia in aumento quasi ovunque e colpisca un numero sempre maggiore di bambini.
Secondo le ultime indagini condotte dall’International Obesity Task Force, nel mondo si contano 155 milioni di bambini in sovrappeso o obesi; in Europa 400.000 bambini sono in sovrappeso e 85.000 sono obesi. In Italia le cose non vanno meglio.
A dispetto delle nostre sane tradizioni gastronomiche, il numero di bambini in sovrappeso è in netto aumento (una indagine condotta dal Ministero della Salute nel 2000 parlava di un 20% di bambini in sovrappeso e un 4% di obesi, mentre una più recente analisi realizzata dal Ministero del Welfare nel 2008 mostrava che su 100 bambini almeno 24 erano in sovrappeso e 12 erano obesi) e in alcune regioni, come la Campania, il fenomeno sfiora il 36% della popolazione infantile ed è davvero preoccupante.
Complici un uso scorretto ed eccessivo della televisione, dei videogiochi, del pc (in altre parole uno stile di vita sedentario), una cronica mancanza di attività sportiva e di movimento e un abitudinario consumo di cibi spazzatura (junk food) come snack salati, merendine industriali, fuori pasto ipercalorici e con scarse o nulle proprietà nutrizionali, i bambini sono sempre più cicciottelli e questa condizione si ripercuote pesantemente sul loro stato di salute.
Non c’è dubbio, infatti, che l’obesità aumenti il rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari: uno studio condotto dalla Società Italiana di Pediatria su 1700 bambini, che sono stati seguiti dalla nascita fino ai 18 anni, ha mostrato che il 30% dei bambini obesi ha valori della pressione anomali e che, in conclusione, i bambini obesi hanno un rischio di soffrire di ipertensione arteriosa di 5 volte superiore rispetto ai coetanei normopeso.
I dati mostrano sin dai primi anni di vita anomalie nei valori della pressione sanguigna che impongono un rapido intervento da parte dei genitori nel modificare stile di vita e dieta.
In occasione della prossima Giornata Mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa, che si svolgerà il prossimo 17 maggio, si parlerà anche di questo: campagne di informazione ed eventi che si svolgeranno in 80 capoluoghi di provincia saranno finalizzati a far conoscere a un numero sempre maggiore di persone le caratteristiche dell’ipertensione e la sua cura. INTERVENTI necessari se si pensa che un iperteso su quattro non è consapevole della sua condizione e che solo la metà degli ipertesi si cura.