L’ipertensione è una malattia silenziosa; ciò significa che normalmente non ci sono sintomi specifici che avvertono il paziente che la propria pressione arteriosa è al di sopra del normale, tranne qualche sporadico mal di testa o saltuarie palpitazioni. Di solito ci si accorge di essere ipertesi misurando casualmente la pressione in uno studio medico o dal farmacista.
Vengono considerati normali valori pressori che non superano 140 di massima e 90 mmHg di minima se misurati dal medico o in ambiente medico, mentre i limiti per l’automisurazione sono 135/85 mmHg. Tuttavia, le più recenti osservazioni scientifiche consigliano di mantenere la pressione molto più bassa, specie per i soggetti più giovani under 65 dove sarebbero ottimali valori fra 120 e 130 per la massima e 70-80 per la minima, invece per i pazienti più anziani over 65 anni i valori ottimali sarebbero da 130 a 140 per la massima e 70-80 per la minima.
Purtroppo, oggigiorno l'ipertensione è una malattia diffusissima e molto pericolosa perché può innescare altre patologie che interessano tutto l'organismo: l'apparato cardiovascolare, l'apparato cerebro-vascolare, l'apparato renale, gli occhi (soprattutto la retina). È quindi chiara l'importanza di una diagnosi precoce e precisa e soprattutto di una terapia adeguata alla gravità e allo stadio della malattia.
I fattori di rischio
Vari sono i fattori di rischio che contribuiscono all'insorgenza dell'ipertensione arteriosa.
- Lo stress fisico e mentale, ad esempio, contribuisce all'innalzamento della pressione anche se temporaneamente. Se però lo stress viene protratto per lunghi periodi della vita, allora l'ipertensione può cronicizzare cioè può rimanere presente e non regredire, soprattutto se le cause di stress non scompaiono.
- Altro fattore di rischio è rappresentato dal fumo. Abitudine deleteria per molteplici motivi e causa di svariate patologie, il fumo è un vasocostrittore cioè restringe i vasi sanguigni provocando un'impennata della pressione arteriosa.
- Imputati anche le sostanze eccitanti quali caffé e the, l'abuso di liquirizia, l'alcol, l'obesità.
Fintanto che l'ipertensione è al primissimo stadio, è possibile contrastarla semplicemente con l'abolizione di quei fattori di rischio che fanno salire la colonnina del mercurio; negli stadi più avanzati, purtroppo, è necessario, anche per tutta la vita, tenere a bada la pressione con una terapia farmacologica a base di beta-bloccanti, ACE-inibitori, sartani, diuretici, calcio-antagonisti oppure con una terapia associata, cioè che prenda in considerazione l'associazione di più farmaci tra questi citati. Nell'uno e nell'altro caso, è necessaria una dieta adeguata che limiti i rischi. Soprattutto è necessario abolire o limitare di molto l'utilizzo del sale da cucina.
La dieta per l'ipertensione
La dieta di un iperteso deve avere diversi obiettivi. Uno di questi è la riduzione dei grassi, anche drastica se si è obesi o in sovrappeso, riducendo gli alimenti che contengono grassi e colesterolo e prediligendo invece frutta e verdura in forti quantità.
Il vero nemico della pressione arteriosa a tavola però è il sodio, comunemente nella forma del sale da cucina, ma non solo. Infatti, non tutti sanno che la maggior parte degli alimenti che normalmente si consumano contengono sodio, anche se in forme e denominazioni diverse: cloruro di sodio, glutammato sodico, bicarbonato di sodio sono tutti elementi potenzialmente pericolosi per l'iperteso. Quando allora nelle etichette degli alimenti si leggono diciture simili a queste, bisogna fare attenzione a non aggiungere sale all'alimento che ci si appresta a consumare, poiché questo già ne ha in sé.
L'iperteso, insomma, non deve abolire del tutto il sale, più semplicemente deve evitare di aggiungere il sale da cucina ad alimenti che di per sé sono già salati.
È bene, se la pressione è alta, evitare o ridurre anche l'assunzione di determinati cibi ad alto contenuto di sodio quali:
- i cibi in scatola, che notoriamente sono conservati con il sale
- i formaggi stagionati, ai quali è più indicato preferire quelli freschi, anche per il basso contenuto di colesterolo
- le salse tipo ketchup e similari
- gli insaccati
- i dolci industriali
- in generale tutto ciò che è evidentemente pieno di sale (patatine fritte, mais tostato, arachidi salate, ecc.)
Ricordate che l'uso del sale può essere sostituito dall'utilizzo di spezie ed aromi più gustosi e meno pericolosi per l'organismo quali cipolle, aglio, rosmarino, peperoncino, salvia. Evitate però l'uso di preparati per gli arrosti che indichino chiaramente l'aggiunta di sale nella loro composizione. Inoltre, ricordate che, riducendo il sale, man mano vi abituerete a mangiare con meno sale e la cosa non vi peserà più.
Se proprio non riuscite a farne a meno, ci sono oggi sul mercato dei tipi di sale a basso contenuto di sodio; parlatene al vostro cardiologo e fatevi consigliare quello più adatto a voi.