Quasi la metà dei lavoratori italiani pranza davanti al computer. Non ci sono più le pause pranzo di una volta, quando si staccava almeno un’ora per andare in trattoria o mangiare un’insalata nella sala ristoro.
Sempre più oberati di lavoro (o perennemente connessi a internet, social network ed email), gli italiani scartocciano un panino e lo trangugiano davanti al monitor. Una nuova tendenza, questa del desk food, che coinvolge un numero sempre maggiore di persone. Un’indagine recente, infatti, ha scoperto che il 42% degli italiani che vive in città pranza fuori casa, e spesso davanti al computer.
Il confronto è stato fatto tra mille italiani e altrettanti britannici e mostra come anche in Italia si stiano diffondendo abitudini più nordiche e molto meno mediterranee. In Inghilterra il desk food riguarda il 57% dei lavoratori, e in Italia la percentuale si assesta tra un 34% di milanesi e addirittura un 49% di romani. In queste due grandi metropoli l’alternativa al panino o allo snack preso al take away e consumato davanti allo schermo è un piatto preso alla mensa aziendale o alla tavola calda nei pressi dell’ufficio.
Ma gli svantaggi per la salute del pranzo davanti al computer esistono e non vanno sottovalutati. Continuare a lavorare o chattare mentre si mangia impedisce di gustare la pietanza e compromette il senso di sazietà.
Alcuni studiosi dell’Università di Bristol, ad esempio, hanno condotto un piccolo esperimento coinvolgendo persone che mangiavano davanti al computer, impegnati in un gioco di carte, e altri che avevano fatto una vera pausa pranzo. I risultati hanno mostrato che chi era rimasto davanti allo schermo si sentiva meno sazio rispetto a chi aveva fatto una pausa.
Non solo, mezz’ora dopo i volontari del primo gruppo avevano mangiato una quantità doppia di biscotti rispetto a quelli del secondo gruppo.
Ciò dimostra che mangiare in modo frettoloso e distratto fa perdere coscienza del tipo di alimenti consumati e delle calorie assunte, fa venire più fame e quindi fa aumentare il rischio di ingrassare.
A confermare questi dati anche Michele Carruba, direttore del Centro studi e ricerche dell'Università di Milano, che spiega che la pausa pranzo è il fulcro del ciclo fame-sazietà che deve essere quanto più regolare e scadenzato possibile.