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Preferire un figlio all'altro: lo fa il 70% dei genitori

Preferire un figlio all'altro: lo fa il 70% dei genitori

Una preferenza, spesso inconsapevole, che può provocare la cosiddetta "Sindrome dello sfavorito".

A qualsiasi genitore domandiate vi risponderà che no. Non esiste un figlio preferito. Ma se si scava più a fondo forse potrebbe non essere così. Alcuni studiosi californiani hanno indagato sulla questione e hanno concluso che ben il 70% dei genitori avrebbe una preferenza per uno dei figli, nella maggior parte dei casi il primogenito.

Uno studio confermato anche da un altro condotto in Norvegia che ha scoperto come i primogeniti abbiano maggiori chance di realizzazione professionale, nonché un fisico più forte e un quoziente intellettivo più elevato. Il tutto grazie proprio al maggiore impegno affettivo e di tempo di qualità che i genitori hanno riservato per loro.

In molti casi, quindi, la preferenza è legata all’ordine di nascita (sul primogenito si riversa un enorme carico di aspettative ed emozioni che si alleggerisce con i figli successivi), ma il preferito può anche essere il figlio considerato in qualche modo più debole, svantaggiato, bisognoso di attenzioni e amore, o quello dello stesso sesso.

Insomma anche se non si è pienamente consapevoli delle preferenze per uno o per l’altro figlio, queste esistono ed hanno implicazioni significative sullo sviluppo dei bambini. Qualche anno fa per definire queste implicazioni l’americano Jeffrey Kluger coniò la definizione della Sindrome dello sfavorito (Less favored status), particolarmente diffusa nei secondogeniti e in generale nei figli che sono cresciuti al costante cospetto di un fratello evidentemente favorito.

Non solo, Kluger va oltre e ipotizza che si metta al mondo il secondo figlio solo come garanzia, nel caso in cui con il primogenito le cose non vadano come si vorrebbe. Sostiene la teoria anche Shawn Whiteman della Purdue University che sottolinea “la sola percezione di un trattamento sfavorevole è negativa per lo sviluppo”.

Ma anche il favorito non ha sempre vita facile: costretto a portare sulle sue spalle un pesante fardello di aspettative e responsabilità, può facilmente andare incontro ad una precoce adultizzazione e a disagi psicologici, che possono emergere in particolar modo quando arriva il momento di doversi confrontare con il mondo esterno per scoprire che forse si è il preferito, il più bravo e il più bello solo per i propri genitori.

Ultimo aggiornamento: 16 Luglio 2020
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Rosalba Trabalzini
Dr.ssa Rosalba Trabalzini
Specialista in Psichiatria

Il figlio preferito purtroppo esiste ed in genere è il primogenito. A sostenerlo sono varie ricerche, non solo la californiana già citata ma anche uno studio norvegese aggiunge che il figlio preferito è appunto il più grande. E’ un po’ come dire… i figli sono uguali solo sulla carta perché di fatto con il primogenito i genitori, e soprattutto la mamma, ha un rapporto privilegiato per una serie di motivazioni.

Il primogenito ha quasi sempre un carattere migliore, ha un quoziente intellettivo maggiore ed un fisico in grado di risponde meglio alle avversità che la vita riserva. A guardare bene, tutte queste caratteristiche si modulano nei primissimi anni di vita di un bambino e, il primogenito, senza ombra di dubbio riceve tutte le attenzioni in modo esclusivo, giovandosi del vis-a-vis ininterrotto con la sua prima figura di riferimento, ovvero la mamma.

I secondogeniti quando arrivano in famiglia non possono saperlo ma, per tutta la loro vita dovranno dividere l’affetto genitoriale, esattamente al 50% e non solo perché i figli da accudire sono due o più ma anche perché la stanchezza si fa sentire mentre le incombenze aumentano.

Involontariamente ai figli nati dopo il primogenito sono dedicate meno attenzioni. Mi piace però sottolineare che la preferenza verso un figlio non corrisponde al voler meno bene agli altri, tutt’altro. Il rapporto tra genitori e figli è troppo complesso per ridurlo ad una scala di valori in cui incasellare le singole qualità e affettività dei figli.

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