Per poter commentare il caso presentato occorre innanzi tutto avere le idee chiare sulla sostanza di cui si sta parlando, la caffeina, che può essere considerata a tutti gli effetti uno stupefacente.
Ricordo che per “stupefacente” si intende una sostanza che possiede la proprietà di interagire con i neurotrasmettitori chimici del sistema nervoso centrale, alterando in senso positivo o negativo lo stato di coscienza. Alcuni stupefacenti hanno effetti eccitanti, altri provocano depressione delle funzioni cognitive, fino ad arrivare all’abolizione completa dello stato di coscienza (si pensi, ad esempio, agli stupefacenti utilizzati in anestesia generale per indurre uno stato di coma farmacologico).
Con questa premessa, la droga più utilizzata al mondo per le sue proprietà stimolanti è senza dubbio la caffeina, sostanza contenuta nella pianta del caffè, ma anche in quelle del the e del cacao, tre vegetali utilizzati fin dai tempi antichi per stimolare l’attività cerebrale: il cacao era considerato una bevanda sacra e riservata agli uomini di potere presso gli antichi Incas e i Maya, il the è bevuto dai Cinesi da migliaia di anni e le prime notizie sull’uso del caffè come stimolante risalgono al 1450, epoca in cui nello Yemen i sufi assumevano caffè per poter rimanere svegli e pregare.
Tralasciando approfondimenti chimici sui derivati della caffeina, quello che è importante sapere è che la caffeina viene assorbita già a livello gastrico, per cui entra rapidamente in circolo e raggiunge le cellule su cui esercita la propria azione, a livello di vari organi ed apparati: il sistema circolatorio (provoca vasodilatazione e maggior arrivo di sangue alla muscolatura), il sistema respiratorio (bronco dilatazione), l’apparato cardiaco (aumenta la frequenza dei battiti), il metabolismo lipidico (aumenta la lipolisi) ed infine - ed è quello che più ci interessa in questa sede - il sistema nervoso centrale.
In questa sede la caffeina ed i suoi metaboliti agiscono sulle sinapsi interneuroniche legandosi alle membrane cellulari e mettendo in atto una competizione con altre sostanze fisiologiche che intervengono nella trasmissione dell’impulso nervoso: il risultato è che a livello della sinapsi aumenta improvvisamente la concentrazione di adrenalina e noradrenalina, sostanze dotate di varie proprietà ma, soprattutto, di azione eccitante. Il risultato è che l’arrivo di caffeina nel sistema nervoso centrale scatena una vera e propria “tempesta” energetica che si traduce in un aumento delle prestazioni cerebrali: il soggetto è più efficace da un punto di vista cognitivo, accusa meno la stanchezza, vede aumentare le proprie capacità intellettuali.
Da qui ad utilizzare la caffeina come energetico cerebrale e fisico il passo è molto breve, e per motivi facilmente comprensibili. Dal punto di vista commerciale sono stati pertanto messi in commercio svariati prodotti che contengono caffeina e che vantano proprietà stimolanti ed energizzanti: caffè, the e cola sono i più noti, ma il caso del ragazzino di Napoli ha portato alla ribalta anche tutti quei sussidi venduti normalmente a scopo energizzante e di cui molti adolescenti fanno ampio uso, anche a fini sportivi oltre che scolari.
Se la caffeina possiede effetti positivi, non dimentichiamo che, come tutti gli stupefacenti, si trascina dietro anche tutta una serie di effetti collaterali negativi, più o meno gravi: dal momento che è un potente stimolatore della produzione di acido cloridrico a livello gastrico, il suo abuso si può tradurre in iperacidità, fenomeni di reflusso gastro-esofageo, gastrite e infine ulcera vera e propria. A livello del sistema nervoso centrale la linea di demarcazione tra effetti positivi e negativi è abbastanza fievole, per cui la ricercata stimolazione dell’attività cerebrale facilmente può degenerare in ansia, agitazione, iperattività, insonnia, tremori, accompagnati da tachicardia, ipersudorazione, sensazione di svenimento.
Un altro parametro da tenere presente è l’emivita, cioè il tempo impiegato dall’organismo per dimezzare la concentrazione di una certa sostanza al suo interno, e di conseguenza per ridurre al 50% i suoi effetti: più l’emivita di una sostanza è lunga, più esiste il rischio del suo accumulo e di conseguenza del protrarsi dei suoi effetti. Nel caso della caffeina, la sua degradazione ed eliminazione (attraverso l’urina) vengono ritardati dall’assunzione contemporanea dei contraccettivi orali, dallo stato di gravidanza e dall’età infantile, tre motivi da ricordare bene: nei bambini, in gravidanza e nelle ragazze che assumono la pillola anticoncezionale l’uso (e l’abuso, soprattutto) di caffeina può provocare effetti più marcati e di conseguenza comportare rischi maggiori verificandosi più facilmente accumulo della sostanza nelle cellule del sistema nervoso centrale.
Per completezza, parlando di una sostanza chimica, occorre anche dire che la caffeina può essere addirittura mortale: la sua dose letale inizia dai 50 mg/Kg, il che significa che una persona di 50 kg, magari in condizioni fisiche particolari (quali un anziano, una gravida, un ammalato, un adolescente), può essere uccisa da una quantità di caffeina superiore a 2500 mg, quantità enorme se si pensa alla tazzina di caffè (che ne contiene mediamente 30-40 mg), ma che non è poi così impossibile da raggiungere pensando a tutte le fonti aggiuntive che contengono caffeina in dosaggi anche elevati (nel caso del ragazzino di Napoli si è verificata l’ingestione di 320 mg di caffeina in poche ore, e dal momento che il suo peso è di 45 kg la concentrazione nel sistema nervoso centrale di caffeina è andata ben oltre la soglia della semplice stimolazione).
Ricordo infine che l’FDA, cioè la Food&DrugAdministration, massimo organo mondiale per il controllo delle sostanze alimentari e farmaceutiche, sconsiglia (giustamente) l’uso e l’abuso di alimenti e bevande a base di caffeina, ma viene da sorridere amaramente se si pensa che l’FDA è un organismo governativo degli USA, paese in cui si ha il massimo consumo di una nota bevanda a base di cola, che deve parte della sua fortuna al fatto di contenere proprio della caffeina!