Labbra rosse, labbra…al piombo, verrebbe da dire stando all’allarme lanciato recentemente negli USA. Secondo un test che il Bodycote Testing Group di Santa Fe Spring ha condotto su trentatre marche e tipi di rossetti acquistati in diverse città statunitensi, il 61% dei rossetti attualmente in commercio contiene una concentrazione significativamente alta di piombo. L’Oreal Colour Riche True Red, L’Oreal Colour Riche Classic Wine, Cover Girl Incredifull Lipcolor Maximum Red, Dior Addict Positive Red, sono solo alcune delle marche di rossetto prese in esame che sono state bocciate secondo gli esperti californiani perché contengono una quantità di piombo variabile tra 0,003 e 0,65 parti per milione: una concentrazione che supera ampiamente i limiti imposti dalla Food and Drug Administration fissati in 0,1 ppm per le caramelle, ad esempio. Il piombo è noto per provocare danni all’apprendimento, al linguaggio, al comportamento ed è pericoloso soprattutto per donne incinte e bambini.
La FDA (l’ente preposto a controllare la sicurezza di alimenti e farmaci negli Stati Uniti d’America) ha ritenuto opportuno fissare un limite massimo di concentrazione di piombo nei cibi. Ma nessuna regola, spiegano i ricercatori californiani, riguarderebbe invece i rossetti, anche se usati da milioni di donne in tutto il mondo ogni giorno e spesso ingeriti. I rossetti incriminati, quindi, non sono affatto fuorilegge e il 39% dei prodotti analizzati nei laboratori americani ha una quantità di piombo perfettamente in linea con i limiti fissati dalla scienza.
I risultati della ricerca hanno avuto vasta eco in tutto il mondo ma hanno sortito pareri contrastanti. Se il vicepresidente della Science Cosemtic, Toiletry and Fragrance Association (associazione che raggruppa tutte le aziende produttrici di cosmetici statunitensi), John Bailey, ha ribadito che, al contrario di quanto dichiarato dai ricercatori, la FDA ha fissato strette limitazioni per ciò che riguarda la quantità di piombo presente nei colori utilizzati per i rossetti e che i prodotti incriminati non superano quei livelli, il presidente della Connecticut Coalition for Envirmental Justice, Mark Mitchell, ha ribadito che nonostante i limiti, le concentrazioni di piombo riscontrate nei rossetti è decisamente troppo alta e mette a rischio la salute delle consumatrici: “visto che è possibile creare dei rossetti senza dover utilizzare il piombo sarebbe bene che le aziende lo facessero” ha dichiarato.
La domanda sorge spontanea: ma in Italia i rossetti che si acquistano in supermercati e profumerie possono essere a rischio-piombo? L’Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche, UNIPRO, si è affrettata a rendere noto che non esiste alcun rischio che i rossetti venduti in Italia contengano piombo: nell’Unione Europea, infatti, il piombo è stato vietato e non viene utilizzato volontariamente come ingrediente dei rossetti. Secondo i produttori di cosmetici, infatti, il piombo è un elemento presente in natura e viene ingerito continuamente con i cibi, l’acqua e l’aria che respiriamo: può accadere, quindi, che minime quantità siano contenute anche nei rossetti ma “nessuna azienda utilizza volontariamente il piombo come ingrediente dei cosmetici”. Nemmeno quelle statunitensi, fanno sapere i colleghi italiani che appoggiano la Cosmetic, Toiletry and Fragrance Association, sottolineando che nei prodotti utilizzati nel test californiano le concentrazioni di piombo sono comunque sicuri perché rispettano i limiti imposti dalla FDA.
La quantità di piombo alla quale una donna che utilizza il rossetto verrebbe in contatto, inoltre, sarebbe mille volte inferiore rispetto a quella alla quale viene continuamente esposta ogni giorno mangiando, respirando e bevendo acqua. Su questa scia anche il parere della Food and Drug Administration che ha reso noto che non intende intervenire in alcun modo a seguito della analisi della campagna statunitense per la sicurezza dei cosmetici e che quello della presenza di piombo nei cosmetici era un problema nel passato, ma oggi è del tutto superato grazie ai limiti imposti e ai prodotti che vengono continuamente monitorati prima di essere immessi sul mercato; si tratterebbe, dunque, solo di una “leggenda metropolitana”.