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Sesso: quando cominciare a parlarne con i più piccoli?

Sesso: quando cominciare a parlarne con i più piccoli?

Secondo le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'educazione sessuale andrebbe iniziata sin da piccolissimi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso nelle scorse settimane un nuovo documento relativo alle linee guida per l’educazione sessuale nelle scuole.

Le indicazioni prendono in esame le varie fasce di età in base alle quali vengono indicati gli argomenti da trattare da parte degli educatori.

Gli standard per l’educazione sessuale, elaborati dall’Oms Europa e dal Centro Federale per l’Educazione alla Salute (BZgA) di Colonia, prevedono che si debba iniziare ad affrontare l’argomento già all’asilo nido con l’obiettivo di assicurare ai bambini e ai ragazzi la possibilità di vivere la sessualità in modo responsabile ed appagante, ma anche per renderli consapevoli delle principali problematiche legate alle malattie sessualmente trasmesse, alla contraccezione, alla violenza.

Ecco la classificazione proposta dall’OMS in base all’età:

  • 0-4 anni: sin dai primi mesi di vita il bambino inizia a scoprire un mondo di sensazioni legate al proprio corpo. E a 2-3 anni inizia l’esplorazione del corpo. Secondo gli esperti si può aiutare il piccolo ad esprimere i propri bisogni ma anche i propri limiti con dei giochi semplici, come quello del dottore.
  • 4-6 anni: i bambini distinguono tra il maschio e la femmina e cominciano a sperimentare il senso del pudore e a mettere dei confini. Gli educatori hanno il compito di fornire spiegazioni in linguaggio semplice e adatto all’età sul sesso, la gravidanza e l’abuso.
  • 6-9 anni: alle scuole elementari i bambini devono ricevere informazioni sulle mestruazioni, sull’eiaculazione, sulla violenza sessuale. È bene iniziare a questa età anche a fornire le prime indicazioni per far capire che il sesso può avere un'Influenza positiva sulla salute e sul benessere ma anche a far proprio il rispetto di sé imparando il concetto di sesso consensuale e paritario.
  • 9-12 anni: è bene in questa fase cominciare a parlare di preservativo, ma anche di mettere i bambini in condizioni di rifiutare esperienze sessuali indesiderate e di conoscere i propri diritti.
  • 12-15 anni: i ragazzini devono essere in grado di saper riconoscere i sintomi di una gravidanza, dell’impatto che la maternità e la paternità può avere sulla loro vita, sull’importanza di usare i contraccettivi in modo corretto e appropriato. Inoltre secondo gli esperti è questa la fase in cui andrebbero incoraggiati a svelare la propria omosessualità.
  • Dopo i 15 anni: l’educazione deve essere anche sentimentale, è il momento dei primi amori e spesso del primo rapporto sessuale. È bene mettere in grado i ragazzi di ricercare una relazione equilibrata e di gestire emozioni e delusioni. Inoltre è bene informare sulla possibilità di interrompere la gravidanza.
Ultimo aggiornamento: 08 Giugno 2015
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Rosalba Trabalzini
Dr.ssa Rosalba Trabalzini
Specialista in Psichiatria

Solo se la sessualità viene spiegata fin da bambini, gli adulti saranno liberi dai tabù che per millenni hanno condizionato la loro vita. Troppo spesso si osservano bambini anche di due o tre anni intenti nel comportamento della masturbazione: è questo un indicatore preciso che ci mostra il bisogno della ricerca del piacere.

Dobbiamo quindi dedurre che questa è una attività che non deve essere assolutamente penalizzata ma compresa. Ha ben fatto quindi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad emanare le norme riguardo l’educazione sessuale nei bambini prevedendone le tappe in base all’età.

Il documento non significa esporre i ragazzi a situazioni per loro incomprensibili ma semplicemente dare un’interpretazione del sesso non vista soltanto dal lato della sporcizia o del peccato! Se la sessualità viene impartita nel rispetto delle tappe evolutive, i ragazzi raggiungeranno l’adolescenza senza alcun bisogno di affidarsi alle informazioni, il più delle volte errate, dei coetanei vivendo di fatto le loro esperienze liberi dai pericoli di poter contrarre una malattia sessuale o nel caso delle ragazze, di una gravidanza indesiderata.

È bene diffondere il più possibile l’informazione sulla sessualità anche ai genitori, così da essere loro stessi un veicolo di informazione sui loro figli, di concerto con la scuola ed ovviamente gli insegnati a questo preparati. Per ogni ulteriore necessità sarebbe opportuno che i pediatri di base si rendessero disponibili nell’aiutare i genitori nel nuovo ruolo di educatori della sessualità.

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