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Shopping compulsivo: quando fare acquisti diventa una malattia

Shopping compulsivo: quando fare acquisti diventa una malattia

Saldi imperdibili, vetrine illuminate, oggetti del desiderio: lo shopping diventa una vera patologia al pari della tossicodipendenza.

Una passeggiata per le strade dello shopping cittadino, vetrine illuminate a festa e saldi che invitano ad affari apparentemente imperdibili. Il risultato è spesso quello di tornare a casa carichi di buste contenenti oggetti e vestiti che a prezzo pieno forse non avremmo mai comprato. Ma il periodo dei saldi è una fase nera soprattutto per chi soffre di una particolare forma di dipendenza che al giorno d’oggi è ancora oggetto di dibattito nella comunità psichiatrica internazionale. Stiamo parlando della sindrome da shopping compulsivo: quando lo shopping non è un piacevole passatempo ma una vera e propria patologia che interessa soprattutto le donne, colpite da questo disturbo quattro volte più degli uomini.

Annoverata nell’elenco dei disagi psichici per la prima volta nel 1915 da Emil Kraepelin come “mania del comprare” e inserita nel 1924 da Eugen Bleuler tra gli “impulsi reattivi”, la Sindrome da dipendenza da acquisti resta un punto interrogativo per molti studiosi non del tutto convinti della sua effettiva patogenicità. Quel che è certo è che troppo spesso un vuoto psicologico viene colmato con uno shopping sfrenato. E non si tratta di regalarsi un capo firmato quando si attraversa un periodo nero, ma di non riuscire a frenare l’irresistibile impulso di assicurarsi ogni oggetto che si vede in vetrina e che desta il nostro interesse. Una spinta che non si riesce a gestire o a superare se non acquistando a qualsiasi prezzo l’oggetto del desiderio. La soddisfazione è, tuttavia, breve e lascia presto spazio a una nuova esigenza incontrollabile di acquistare in una lunga spirale che rischia di compromettere la stabilità e l’equilibrio della vita privata, lavorativa e finanziaria.

Una vera e propria tossicodipendenza senza droga che, secondo il neurologo Rosario Sorrentino, direttore dell’Istituto di Ricerca e Cura per gli attacchi di panico, colpisce un numero sempre maggiore di donne che corrispondono a un identikit abbastanza preciso: 30/40 anni, finanziariamente indipendenti o dotate di carta di credito, seguono i trend della moda del momento e sono estremamente sensibili al fascino di oggetti come profumi e prodotti per la cura del corpo, abiti, accessori. Gli uomini affetti da questa sindrome non riescono, invece, a non comprare oggetti legati a uno status simbol come telefoni cellulari di ultima generazione, pc portatili e attrezzi sportivi.

L’esigenza di acquistare ‘tutto e subito’ è irrefrenabile al punto tale da generare ansia, panico o depressione se non viene assecondata immediatamente e l’acquisto regala una soddisfazione anche a livello fisico dal momento che spinge l’Organismo a produrre dopamina, un neurotrasmettitore che regala un’immediata quanto passeggera sensazione di appagamento, in un meccanismo che ricorda in tutto e per tutto quello legato alla dipendenza dalle droghe.

Ma come si riesce a distinguere un soggetto affetto da Dipendenza da Shopping con uno che semplicemente ama fare acquisti e seguire le mode? Risponde Lorrin Korna, direttore della Stanford University. Questi gli elementi a cui prestare attenzione: la persona fa acquisti più di una volta alla settimana; non si fa attenzione a ciò che si compra ma si acquista a prescindere da un reale bisogno (si esce fuori da un negozio pieni di pacchi e non importa ciò che si è acquistato); si spende più di quanto ci si possa permettere; se non si riesce a soddisfare immediatamente il proprio bisogno si scatena una vera e propria crisi di Ansia e frustrazione; improvvisamente una persona che prima non mostrava uno specifico interesse allo shopping diventa una dipendente da “acquisti selvaggi”.

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Ultimo aggiornamento: 06 Giugno 2015
4 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Silvia Garozzo
Dr.ssa Silvia Garozzo
Specialista in Psicologia clinica e Psicoterapia

Lo shopping compulsivo è da ritenere al pari di tutte le dipendenze. Il funzionamento della persona tendenzialmente dipendente è sempre lo stesso, cambia l’oggetto o gli oggetti della dipendenza stessa.

La dipendenza è causata anche da una storia familiare in cui si sono già vissute le dipendenze degli altri. Come una catena che si porta avanti di generazione in generazione e che ha bisogno di essere spezzata una volta per tutte.

I percorsi di autonomia sono lunghi ed impegnativi ma possono renderci liberi da ogni dipendenza. In genere, per di più proprio per questa comunanza difficilmente chi presenta una dipendenza dipende solo da un “oggetto” ma presenta per esempio anche una dipendenza relazionale, o dal lavoro, o da una sostanza (anche fumo o alcool) o dal cibo.

Pertanto diviene sempre più importante non trattare le dipendenze come singole problematiche ma come una conseguenza di un disturbo più importante con risvolti comportamentali che vanno anche essi trattati.

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