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Sonniloquio: quando si parla nel sonno

Sonniloquio: quando si parla nel sonno

Associato ad altri disturbi, il sonniloquio può presentarsi in ogni fase del sonno dando luogo a delle vere e proprie conversazioni.

Dialoghi complicati o monologhi, frasi senza senso o perfettamente comprensibili, borbottio e cambi di tono nella voce: possono essere gli elementi tipici di una normale conversazione, ma quando tutto questo compendio di azioni avviene mentre si dorme può creare qualche problema, soprattutto se non si dorme da soli.

Si chiama sonniloquio, e spesso si presenta in associazione con altri disturbi del sonno come il bruxismo, il pavor nocturnus, la sindrome da apnea ostruttiva del sonno. Il Sonniloquio può essere presente sin dai primi anni dell’infanzia (si stima che quasi la metà dei bambini tra i 3 e i 10 anni parli frequentemente durante il sonno) o può presentarsi più in là negli anni, in concomitanza con un evento scatenante come lo stress, la depressione, una forte febbre o una privazione di sonno.

Parlare nel Sonno non provoca problemi di respirazione o di salute, ma di certo può essere imbarazzante e a volte può creare qualche difficoltà, soprattutto se si confessano cose che in stato di Veglia mai sarebbero state dette. Secondo gli esperti, il sonniloquio può presentarsi in ogni fase del sonno, più il sonno è leggero e più il discorso può essere comprensibile: nelle fasi 1 e 2 le persone possono mettere in piedi delle vere e proprie conversazioni con chi gli sta accanto, mentre nelle fasi 3 e 4 il disturbo può presentarsi più con grugniti o parole senza senso.

Il sonniloquio viene considerato lieve se gli episodi si verificano sporadicamente, moderato se si presentano più volte a settimana e grave se si parla nel sonno ogni notte e ciò provoca continui risvegli in chi dorme nella stessa camera. Non esiste un trattamento che curi il sonniloquio, ma se il disturbo persiste nel tempo e crea imbarazzo o disagio è bene parlarne con il medico di fiducia che potrà prescrivere esami per approfondire la questione (può esserci, ad esempio, un altro disturbo del sonno non ancora diagnosticato).

È importante non sottovalutare ripetuti episodi di sonniloquio, soprattutto se si è anziani, perché possono indicare una malattia neurologica, come il Parkinson. Alcune strategie possono aiutare: ad esempio seguire sempre la stessa routine del sonno, dormire un sufficiente numero di ore, evitare stress eccessivo, pasti pesanti o l’assunzione di bevande alcoliche prima di andare a dormire.

Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre 2019
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Enzo Brizio
Dr. Enzo Brizio
Medico di Medicina generale

Il sonniloquio o 'parlare nel sonno' non è classificabile propriamente come 'disturbo', dal momento che fa parte delle cosiddette parasonnie, cioè quelle manifestazioni a carattere episodico che insorgono elettivamente durante il sonno, senza però coinvolgere i meccanismi responsabili del sonno e della veglia.

Esempi di parasonnie, oltre al sonniloquio, sono il bruxismo (digrignare dei denti), l'enuresi notturna (incontinenza urinaria), il sonnambulismo (attività deambulatoria) e il pavor (terrore notturno): sono fenomeni caratteristici dell'età infantile e generalmente cessano spontaneamente mano a mano che si avvicina l'età adulta, anche se, quando sono particolarmente intensi, possono protrarsi per tutta la durata della vita e creare problemi a chi ne è affetto.

Le caratteristiche comuni a tutte le parasonnie sono:

  • insorgono prevalentemente durante le fasi di sonno lento profondo, cioè le fasi 3 e 4 del sonno 'non REM', in cui si sogna di meno e il sonno è più intenso. Dal momento che le fasi 3 e 4 prevalgono nella prima parte della notte, le parasonnie in genere si manifestano nel pieno della notte e non verso il mattino.
  • Sono spesso familiari e possono coesistere nello stesso soggetto, per cui un sonnambulo può anche parlare nel sonno.
  • Non causano risveglio spontaneo perché non influenzano il ritmo sonno/veglia e non interferiscono con la profondità del sonno. 
  • Non lasciano alcun ricordo di sé al risveglio mattutino, dal momento avvengono all'inizio o nel pieno della notte, mentre ci si ricorda di quanto sognato durante le fasi REM del periodo di sonno più vicino al risveglio mattutino.

Si è ipotizzato che la base fisiologica su cui avvengono le parasonnie consista in una diminuzione dei risvegli spontanei che avvengono durante il sonno lento profondo, anche se i meccanismi del sonno e dei sogni non sono ancora completamente chiariti. Il soggetto tenderebbe a dormire più profondamente, a non risvegliarsi ed a manifestare in questa fase del sonno la propria parasonnia.

Il sonniloquio è una manifestazione molto frequente: si stima che circa il 50% dei bambini di età compresa tra 3 e 12 anni parli occasionalmente durante il sonno, soprattutto quando sono affetti da malattie febbrili (la febbre in un qualche modo 'attiva' l'interruttore del sonniloquio). Crescendo, questa caratteristica viene perduta e si manifesta poi soprattutto in occasione di stress psicofisico o di eccessiva stanchezza fisica.

Le parole e le frasi che vengono dette sono da considerarsi alla stregua dei sogni, che vengono interpretati come un'attività cerebrale finalizzata prevalentemente a compiere un reset dei neuroni e riportare le funzioni cerebrali ad una condizione di funzionamento regolare, dopo l'iperattivazione spesso manifestata durante la veglia.

Con queste premesse, è chiaro che il sonniloquio non può essere considerato un 'disturbo' (cioè una patologia) del sonno, perlomeno per la persona interessata; probabilmente può divenire disturbante per chi deve dormire accanto al parlatore notturno, soprattutto quando il sonniloquio avviene durante le fasi di sonno più leggero (contrariamente alla regola suddetta), in cui le parole o le frasi dette sono più facilmente intellegibili in quanto pronunciate più distintamente e fanno riferimento a situazioni vissute: non solamente in vino, quindi, ma anche in somno veritas.

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