In Italia
Al 31 dicembre 1999 in Italia sono stati notificati 45.605 casi di AIDS. Di questi, il 78% erano di sesso maschile, e l'età mediana della diagnosi (calcolata solo per gli adulti) era di 33 anni per i maschi e di 31 anni per le femmine. Il nostro Paese è al terzo posto in Europa come numero di casi, dopo Spagna e Francia, ma è al secondo posto come Incidenza (numero di casi in rapporto al numero di abitanti).
A partire dalla seconda metà del 1996, verosimilmente grazie alla disponibilità di nuovi farmaci per la terapia dell'Infezione da HIV, si è osservata una progressiva riduzione del numero di nuovi casi; nel grafico della Figura a lato è riportata la distribuzione annuale dei casi di AIDS e dei decessi correlati.
In Italia la regione più colpita è la Lombardia, con 13.832 casi notificati alla fine del 1999, seguita da Lazio ed Emilia-Romagna; Brescia è la terza città d'Italia dopo Milano e Roma.
La figura sottostante mostra i tassi di incidenza per regione di residenza, calcolati in base ai soli casi segnalati nel corso del 1999; è evidente la differenza di incidenza tra le diverse regioni del Nord e del sud d'Italia.
La maggior parte dei casi di AIDS (circa il 62%) interessa soggetti tossicodipendenti, ma l'andamento nel tempo mostra una aumento dei casi attribuibili a trasmissione eterosessuale; altro dato importante è rappresentato dal fatto che questi casi interessano prevalentemente il sesso femminile: infatti il 35,7% delle femmine con AIDS hanno acquisito l'infezione per via eterosessuale, contro l'11,1% dei maschi.
Per quanto riguarda l'età, la maggior parte dei casi di AIDS sono diagnosticati nella fascia d'età compresa tra i 25 ed i 35 anni. Così come si è ridotto il numero dei nuovi casi di AIDS, a partire dal 1996 si è osservata anche una drastica diminuzione del numero dei decessi correlati all'Aids.contro il 11,1% dei maschi.
Per quanto riguarda l'età, la maggior parte dei casi di AIDS sono diagnosticati nella fascia d'età compresa tra i 25 ed i 35 anni. Così come si è ridotto il numero dei nuovi casi di AIDS, a partire dal 1996 si è osservata anche una drastica diminuzione del numero dei decessi correlati all'Aids. La figura sottostante mostra le curve di sopravvivenza dei casi di AIDS, che evidenziano un netto aumento della sopravvivenza di tutti i casi diagnosticati a partire dal 1996.
Nel mondo
L'HIV è in continua diffusione in tutto il mondo, espandendosi rapidamente in aree geografiche fino a pochi anni fa relativamente risparmiate dall'epidemia, e rafforzando la sua presenza nei Paesi dove l'AIDS è già la principale causa di morte nelle persone di età compresa tra i 20 ed i 50 anni.
Recenti stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell'UNAIDS (United Nations Programme on HIV/AIDS) riportano che dall'inizio dell'epidemia alla fine del 1999 oltre 50 milioni di persone hanno contratto l'infezione in tutto il mondo.
Di queste, 48 milioni sono adulti e 5 milioni sono bambini (con età inferiore ai 15 anni); a causa dell'Aids18,8 milioni di persone risultano già decedute, 15 milioni di adulti e 3,8 milioni di bambini (Tabella a lato). Nel corso del 1999 i nuovi contagi sono stati 5,4 milioni, cioè circa 15.000 al giorno, ed i decessi sono stati 2,8 milioni, dei quali 500.000 bambini.
La grande maggioranza di queste infezioni è localizzata nel Paesi in via di sviluppo.
Persone che hanno contratto l'infezione da HIV
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Persone decedute a causa dell'AIDS
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Persone attualmente viventi
con l'HIV/AIDS |
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Totale |
53.1
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18.8
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34.3
|
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Adulti |
M
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23.4 (44.1%)
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7.3 (38.8%)
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17.3 (50.4%)
|
F
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24.6 (46.3%)
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7.7 (40,9%)
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15.7 (45.7%)
|
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Bambini |
5.1 (9.6%)
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3.8 (20.2%)
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1.3 (3.8%)
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Si stima che circa il 90% dei sieropositivi nel mondo sia concentrato nei Paesi dell'Africa sub-Sahariana e dell'Asia meridionale (soprattutto Thailandia e India).
la figura a lato riporta il numero stimato di persone con l'infezione nel mondo alla fine del 1999 (dalla figura è possibile evidenziare ulteriori dettagli sulla epidemiologia di singole aree geografiche).
In questi Paesi sono anche concentrati la maggior parte dei bambini che vivono con l'infezione (circa l'87% del totale).
Questo dato dipende da vari fattori: molte donne africane in età fertile sono sieropositive, mediamente hanno più figli delle donne europee o americane, allattano i propri figli e non hanno a disposizione farmaci per ridurre il rischio di trasmissione.