Che cos'è l'influenza aviaria
L'influenza aviaria è un'infezione virale che può interessare gli uccelli - selvatici e domestici – e che presenta possibili caratteristiche di virulenza: il tipo classificato LPAI (influenza aviaria a bassa patogenicità) e quello, più temuto, definito HPAI (influenza aviaria ad alta patogenicità).
Da un punto di vista strutturale, il Virus appartiene alla famiglia degli orthomyxovirus, e dagli uccelli può essere trasmesso anche all’uomo, seppur raramente: il primo contagio umano dimostrato risale al 1997, mentre le epidemie di Influenza aviaria sono state descritte fino dagli ultimi decenni del 1800.
Come tutti i virus, anche quello aviario va incontro a frequenti mutazioni, generando ceppi differenti praticamente ogni anno: si è passati, ad esempio, dal virus H5N1-Hong Kong, all’H7N9, anche questo proveniente dalla Cina.
L’ospite preferito dal virus è rappresentato dagli uccelli in genere, sia selvatici sia domestici, con una strana preferenza per i tacchini.
Come si diffonde?
Il virus si diffonde attraverso le secrezioni degli uccelli infetti, emesse direttamente per via aerea o depositate su penne e piume poi disperse nell'ambiente. Al momento non ci sono allarmi per la trasmissione da umano a umano.
L'uomo può infettarsi a seguito di contatti diretti con animali infetti, vivi o morti, o con le loro escrezioni (feci, urine, saliva e secrezioni respiratorie). Non c'è alcuna evidenza scientifica di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova dopo accurata cottura.
In pratica i soggetti suscettibili di infezione sono solamente le persone che abbiano stretti contati con uccelli (allevatori e lavoranti di prodotti di derivazione aviaria, oltre ai cacciatori).
Come si manifesta?
Il virus dell'influenza aviaria presenta gli stessi sintomi dell'influenza stagionale: tosse, infiammazione delle prime vie aeree, congiuntivite, dolori muscolari e articolari. Il periodo di incubazione dura circa sette giorni.
Quali sono i rischi?
Il rischio sono le complicanze dell'influenza - che presentano comunque un'incidenza rarissima, dal momento che l'infezione stessa è rara e le complicazioni sono a loro volta poco frequenti, in primo luogo encefaliti e polmoniti, che possono essere particolarmente aggressive e frequentemente mortali. Le complicanze interessano soprattutto le categorie a rischio e i soggetti più deboli.
Il vaccino per l'influenza aviaria
I vaccini attualmente disponibili non proteggono dal virus. Attualmente è in atto una corsa contro il tempo per sviluppare un Vaccino contro l'influenza aviaria, ma fino a quando non sarà definita la variante del virus trasmissibile tra gli esseri umani non sarà possibile identificare un antigene efficace. Da quel momento saranno necessari almeno sei mesi per ottenere il vaccino.
L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sta cercando di realizzare un consorzio tra i principali produttori di vaccini per accelerare i tempi di produzione.
L'Unione Europea ha anche consigliato di vaccinarsi contro la comune influenza stagionale per evitare, nell'eventualità di un'epidemia di 'aviaria', una coinfezione (infezione sostenuta da due o più ceppi di virus influenzale) che porterebbe ad una doppia aggressione all'organismo e una sovrapposizione dei due virus nello stesso individuo, che può provocare fenomeni di ricombinazione genetica che portano allo sviluppo di nuovi sottotipi.
Se i tentativi di mettere a punto un vaccino dovessero fallire l'unica risorsa rimarrebbero i farmaci antivirali.
I farmaci antivirali
Gli unici farmaci che potrebbero, in linea puramente teorica, contrastare il virus aviario sono gli antivirali che si legano ad una proteina della membrana virale, detta M2, ed impediscono la penetrazione del virus nelle cellule dell'ospite (amantadina e rimantadina, attivi nei confronti dei virus influenzali umani di tipo A) e inibitori della neuraminidasi (oseltamivir e zanamivir, attivi nei confronti sia dei virus umani di tipo A che di tipo B).
Devono essere assunti entro le 48 ore dall'inizio della sintomatologia e servono a ridurre la durata della malattia. La loro efficacia dipende però da diversi fattori: stadio della malattia, età e condizione fisica del malato.
Questi farmaci vanno sempre assunti previa consultazione di un medico.