L’ansia in psichiatria può essere paragonata alla febbre nella medicina somatica: essa costituisce cioè una manifestazione aspecifica che deve essere interpretata all’interno di quadri morbosi.
Dovrebbe essere quindi il medico a stabilire per primo se una manifestazione ansiosa sia l’espressione secondaria di alterazioni organiche (ad es. ipertiroidismo, disturbi cardio-respiratori, alterazioni cerebrali, abuso di caffeina o cannabis) ovvero costituisca un Sintomo psichiatrico primitivo.
Dal canto suo, lo psichiatra dovrà inquadrare l’ansia o come espressione parziale di un quadro psicopatologico più vasto (ad es. un disturbo ciclico dell’umore) o come elemento principale di un particolare disturbo d’Ansia fra quelli più sopra elencati.
Per queste ragioni non si deve temere di sottoporsi ad una visita psichiatrica superflua anziché correre il rischio di omettere o ritardare un appropriato intervento CLINICO. Al contrario, tentare di identificare da soli il proprio disturbo attraverso una lettura inesperta di testi tecnici o sottoporsi a mere procedure di autovalutazione con strumenti basati sui criteri formali del DSM espone al rischio di interpretazioni distorte della sintomatologia.
A cura del Dott. Pozzi Gino
Dirigente Medico Consultazione psichiatrica (UOC)
Policlinico Gemelli