Notizie incoraggianti dal mondo della ricerca: si parla di biopsia liquida, uno speciale test del sangue che consentirebbe di scoprire, con particolare anticipo, quelli che sono gli indicatori tipici del tumore.
Il rimando è al “Cancer Seek”, uno studio condotto da un team di ricercatori, appartenenti ad istituzioni differenti, guidati da Nickolas Papadopoulos della “Johns Hopkins University” di Baltimora (Stati Uniti). L’intento, rispetto ad altri test, è stato quello di analizzare sia il Dna mutato del cancro che circola liberamente all’interno del sangue, sia determinate proteine prodotte sempre dal tumore.
La ricerca – presentata sulle pagine della rivista scientifica “Science” – riporta una serie di esiti positivi senza però sciogliere gli interrogativi in merito ai falsi positivi e alle patologie tumorali destinate a non svilupparsi. Ma, indubbiamente, costituisce un importante passo in avanti. Investendo sulla prevenzione.
La biopsia liquida: che cos'è
Il test è fondato sulla ricerca nel sangue del Dna mutato nonché delle proteine che vengono rilasciate dalle cellule dei tumori solidi. Conosciuta anche come biopsia liquida – si tratta di un prelievo di sangue venoso su cui possono essere condotte analisi molecolari quando non è possibile avere a disposizione il tessuto tumorale – costituisce uno degli ambiti di ricerca più indagati nel campo oncologico.
Come funziona la biopsia liquida
Nel dettaglio, il test è stato condotto su 1.005 pazienti oncologici – che avevano già ricevuto la diagnosi per otto differenti tipi di tumore (al fegato, allo stomaco, alle ovaie, al pancreas, all’esofago, al colon-retto, al polmone o alla mammella), senza metastasi, di stadio incluso tra I e III – con il gruppo di controllo costituito da 812 persone sane, prive di qualsiasi storia pregressa di cancro, malattie autoimmuni oppure renali croniche.
Il “Cancer Seek” si fonda sulla valutazione in parallelo di 8 biomarcatori proteici per determinate tipologie di cancro, nonché delle mutazioni genetiche che sono presenti in 16 geni del Dna tumorale in circolo.
In particolare, il carcinoma ovarico si è “distinto” come il tumore più semplice da rilevare (a seguire, in questa triste classifica: tumore al fegato, allo stomaco, al pancreas, all’esofageo, al colon-retto, ai polmoni, al seno). “L’utilizzo di una combinazione di biomarcatori selezionati per la diagnosi precoce assume il potenziale per cambiare la modalità in cui cerchiamo il cancro, e si fonda sulla medesima logica dell’utilizzo di combinazioni di farmaci per curare i tumori”, le parole di Papadopoulos.
Le conclusioni del test
L’obiettivo perseguito dallo studio è triplice:
- scoprire un tumore quando è ancora troppo ridotto per manifestarsi;
- anticipare la diagnosi (quella della diagnosi molto precoce dei tumori rappresenta una finalità inseguita a lungo dai ricercatori);
- incrementare le opportunità di cura per combattere i tumori.
Affinché il cancro diventi sempre meno letale, dunque, aumentando le probabilità di sopravvivenza dei pazienti. Nel prossimo futuro il “Cancer Seek” potrebbe essere usato in programmi di screening con l’obiettivo di riuscire a intervenire in maniera precoce attraverso i trattamenti, esattamente dodici mesi prima che il cancro emerga, visibile, agli attuali strumenti di diagnostica. E nell’immediato? Attualmente è in fase di test su un campione di donne (età compresa tra i 65 e i 75 anni) senza diagnosi tumorale.