Dall'Organizzazione mondiale della sanità arrivano nuove linee guida sul trattamento dell'epatite B cronica, Infezione virale che ogni anno causa 650mila morti.
L’OMS suggerisce l'uso di pochi test non invasivi per valutare lo stadio della malattia; di dare priorità alle persone affette da cirrosi; di utilizzare come farmaci il tenofovir o l’entecavir perché presentano un bassissimo rischio di sviluppo di resistenze, sono facili da assumere e sono in commercio anche come equivalenti e, infine, raccomanda un monitoraggio regolare del cancro del fegato ma anche per valutare se il trattamento sta funzionando e se può essere interrotto.
Il documento dell’Oms prende in considerazione anche le esigenze di persone co-infette dall'Hiv, dei bambini, degli adolescenti e delle donne in gravidanza.
L’Organismo poi raccomanda che tutti i bambini siano vaccinati contro l'epatite B con una prima dose somministrata alla nascita, suggerimento rafforzato dai risultati raggiunti in Paesi come quelli asiatici, che hanno ridotto i tassi di infezione da Epatite B infantile, proprio attraverso la vaccinazione universale dell'infanzia. E questa, secondo l'Oms, è la sfida più importante e cioè garantire a tutti i bambini del mondo la protezione dal virus.
A tal scopo vi è anche l'utilizzo di siringhe intelligenti, cioè non riutilizzabili, che dovrebbe contribuire a ridurre il numero di nuove infezioni da Epatite B. Oggi nel mondo si contano circa 240 milioni di persone portatrici del virus dell'epatite B, i tassi di infezione più alti si registrano in Africa e Asia e le persone infette hanno un maggior rischio di morte per cirrosi epatica e tumore del fegato.
E’ vero che ci sono farmaci che impediscono lo sviluppo di queste patologie e che consentono ai malati di vivere a lungo, ma molte persone non possono accedervi e ricevono delle terapie insufficienti.