Secondo l'American Psychiatric Association, il Trauma derivante dalla perdita di un caro per suicidio risulta essere un evento catastrofico, al pari di un’esperienza in un campo di concentramento. Allo stato attuale, nonostante numerosi sforzi di associazioni e organizzazioni, non esistono ancora dei protocolli che descrivono come meglio aiutare queste persone.
Per fare chiarezza sulle difficoltà che ruotano intorno a questo evento Traumatico, si celebra anche quest'anno il 22 novembre in tutto il mondo la Giornata internazionale sopravvissuti al suicidio. Una manifestazione che si rivolge a coloro che hanno vissuto la morte di un loro caro per suicidio. L'obiettivo è consentire a questi soggetti di trovare conforto e comprensione, anche grazie alla condivisione di storie di speranza.
Negli Stati Uniti ci sono circa 31 mila suicidi ogni anno, mentre si stima che ci siano circa 180 mila survivors, ossia individui che hanno perso un caro per suicidio. Coloro che hanno subito un lutto di questo tipo, potranno partecipare a vere e proprie riunioni in numerose associazioni e gruppi locali per trovare sostegno e comunicare, in una società in cui ancora oggi questo argomento è spesso considerato un tabù.
Un esempio tra tutti è una vera e propria rete che si è creata in Italia, costituita dall'Onlus De Leo Fund di Padova, il Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma e Carla Chinnici, una sopravvissuta di Milano, che forniscono vere e proprie linee-guida per l'organizzazione di eventi. A partecipare quest'anno una decina di enti e associazioni che operano prevalentemente in Veneto, Sicilia, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.
Seppure sia facile immaginare il dolore devastante che può seguire alla perdita di un caro a causa di un suicidio, spesso ciò che distrugge chi resta è la consapevolezza di non essere riusciti a capire fino in fondo la sofferenza che si nascondeva dietro a chi ha deciso di farla finita. In alcuni casi gli stessi familiari divengono a rischio di suicidio se non sono prontamente forniti programmi di assistenza adeguati.
Ciò che costituisce un ulteriore motivo di disagio è spesso anche l'uso di uno stigma ovvero di un marchio negativo nei confronti di coloro che hanno tentato il suicidio o in coloro che hanno perso una persona vicina. Se oggi non ci sono più processi di allontanamento simili a quelli che avevano una certa frequenza in passato, sussistono ancora oggi dei processi di emarginazione nei confronti dei sopravvissuti, con una riduzione dei contatti sociali e con il silenzio sia dentro che fuori alla famiglia.
In vista della Giornata nazionale e in conseguenza di essa, ci si prefigge di accrescere la consapevolezza dell'importanza dei servizi di supporto al lutto, auspicando allo stesso tempo la costituzione di una rete che funzioni in tutto il Paese per la formazione di chi intende dare aiuto concreto ai survivors in modo avanzato.
Per approfondire guarda anche: “Depressione“