Un velo di delicata luce viola a coprire i monumenti delle città. Succede il 17 novembre, Giornata Mondiale della Prematurità (World Prematurity Day). L’iniziativa, nata nel 2008 per conto della EFCNI (European Foundation for the Care of Newborn Infants), quest’anno assume un significato speciale: la Giornata dedicata ai bimbi che nascono pretermine, infatti, festeggia il decimo anniversario.
Il tema scelto per il 2018 è la collaborazione con le famiglie: “Working together – recita lo slogan scelto dagli organizzatori –: Partnering with families in the care of small and sick newborns”.
Giornata Mondiale della Prematurità: un bambino su dieci nasce troppo presto
I nati pretermine in Italia sono il 10% del totale. Lo fa sapere la Società italiana di Neonatologia (Sin) che ha diffuso i dati dei primi tre anni del suo Neonatal Network (una rete nazionale che permette a ogni centro neonatologico italiano di disporre di un database nel quale inserire i dati relativi alla popolazione di tutti i suoi nati pretermine).
A livello globale, le cose non stanno diversamente: ogni anno, nel mondo, un neonato su 10 nasce prematuro. Circa un milione di bambini non sopravvive, fa sapere la Fondazione Europea per l’Assistenza dei neonati che, per questo, organizza la Giornata mondiale dedicata ai più piccoli, che è diventata in questi dieci anni di attività uno degli appuntamenti più importanti per sensibilizzare le persone sul tema delle nascite premature.
In Italia l’evento è promosso da Vivere Onlus, il coordinamento nazionale delle associazioni per la neonatologia, insieme appunto a EFCNI. L’anno scorso, tutte le associazioni di Vivere Onlus hanno realizzato manifestazioni, banchetti di solidarietà ed eventi celebrativi aderendo all’iniziativa globale di illuminazione di colore viola di edifici, monumenti e luoghi storici.
In merito ai fattori di rischio di prematurità, ne sono stati identificati alcuni tra i più comuni (seppur le motivazioni esatte rimangano sconosciute): stile di vita poco sano, fumo, consumo di alcol, uso di droghe, prolungato orario di lavoro (dal quale può scaturire un alto livello di stress); ma anche cure tardive e determinate condizioni di salute (infezioni, diabete, alta pressione sanguigna, disordini della coagulazione, obesità o anoressia, solo per fare alcuni esempi).
Giornata Mondiale della Prematurità, “reparti aperti h24 per favorire il contatto tra i genitori e i piccoli”
Nascere prima del tempo significa un lotta per la vita fin dai primi momenti, ma vuol dire anche dolorosa separazione: a seguito di parti prematuri spesso i genitori fanno ritorno a casa senza il loro piccolo, che a volte per intere settimane deve rimanere monitorato presso la terapia intensiva neonatale.
Dalla Giornata Mondiale della Prematurità 2017 ha però preso il via anche il cammino verso un importante traguardo: molti reparti di Patologia Neonatale e di Terapia Intensiva Neonatale si sono attivati per l’apertura h24, per permettere ai genitori di essere, fin dai primi giorni, parte integrante nella cura dei loro bambini.
“Tin aperta H24 – spiega Vivere Onlus – vuol dire contatto e relazione tra genitori e bambini senza limitazioni di orario: in questo modo i genitori prematuri si sentono protagonisti della cura del proprio piccolo, la famiglia sente di avere un ruolo attivo nell’accudimento del bambino, senza contare gli enormi vantaggi per lo sviluppo dei bambini che hanno la possibilità di avere fisicamente ed emotivamente a fianco i genitori”.
Giornata Mondiale della Prematurità, i rischi dei bimbi pretermine
A fronte degli indubbi progressi fatti dalla scienza, la prevalenza delle nascite pretermine non mostra una tendenza alla riduzione nel tempo, anche per l’insorgenza di condizioni nuove come per esempio la fecondità delle donne in età più avanzata o l’utilizzo dei percorsi della procreazione medicalmente assistita dove il 50%, sottolinea l’associazione Vivere, dà origine a gravidanze gemellari, fattore di elevato rischio di parto pretermine.
In questi ultimi anni, la ricerca e la disponibilità di nuove e sofisticate tecnologie hanno permesso di raggiungere obiettivi impensabili fino a pochi anni fa, migliorando notevolmente la sopravvivenza di neonati considerati al limite della vitalità. È necessario considerare comunque che una nascita pretermine comporta un adattamento alla vita extrauterina di un bambino che non possiede le competenze di maturazione per sopravvivere autonomamente.
I numerosi fattori di rischio presenti in un ambiente decisamente ostile, come quello fortemente medicalizzato delle terapie intensive, influenzano in modo determinante sia le condizioni del neonato in fase acuta, sia le prospettive evolutive dell’intero organismo del bambino. In particolare, gli ultimi studi rivelano quanto le stimolazioni visive, uditive, tattili, dolorifiche, cui il neonato pretermine è generalmente sottoposto, sconosciute nella loro qualità ed intensità al feto, sono considerati come un fattore di alto rischio nel normale processo di maturazione delle funzioni cerebrali. Da qui la necessità di un accudimento continuo da parte del genitore, all’interno dei reparti, affinché possa sentirsi parte integrante per la cura del proprio bambino.