L’incessante attività elettrochimica del cervello è alla base di ogni stadio della nostra coscienza che si realizza mediante le onde ritmiche elettromagnetiche (o onde cerebrali).
Queste onde cerebrali sono delle fluttuazioni ritmiche dell’attività cerebrale elettrica del cervello che governa principalmente l’azione dei pensieri e dei ricordi. A seconda del tipo di attività nella quale il cervello è occupato, le onde attivate variano di frequenza calcolabile in ‘cicli al secondo o Hertz (Hz) e misurabile con apparecchi elettronici, come la risonanza magnetica o l'elettroencefalogramma.
Gli scienziati suddividono comunemente le onde in “quattro bande”, che corrispondono a quattro fasce di frequenza e che riflettono le diverse “attività del cervello”. I quattro stati più comuni di queste onde sono: Delta, Theta, Alpha e Beta che determinano le attività che vanno dalla piena coscienza dello stato di veglia dell’attività quotidiana, sino a stati mistici dettati dall’iperconcentrazione
Il ruolo delle onde ritmiche cerebrali: la scoperta degli scienziati
Osservando in diretta il cervello attraverso la risonanza magnetica è possibile vedere lente onde di attività elettrica che percorrono il cervello in modo a ritmo di manciate di secondi. Il ruolo dei queste onde ritmiche è stato approfondito in uno studio sui topi da parte di un gruppo di neuroscienziati della Scuola di Medicina della Washington University di St. Louis (Missouri).
Queste onde, difatti, produrrebbero uno strano “ronzio” del quale ancora non si è riusciti a risalirne l’origine. A quanto pare, non si tratterebbe di un rumore, bensì dell’attivazione di un particolare compito che dal cervello prenderebbe forma.
L’enigmatico ronzio è stato indagato attraverso 2 differenti approcci. Il primo ha studiato l'attività elettrica a livello cellulare, il secondo l'ha analizzata strato per strato, sulla superficie esterna del cervello.
Questo mormorio regolare (che si manifesta anche quando non direttamente impegnati in qualche attività), sembrerebbe avere un ruolo sia nel coordinare la complessa attività cerebrale sia nella coscienza. Queste onde elettriche, dunque, sembrano originarsi in maniera autonoma negli strati più profondi del cervello dei topi, per poi diramarsi nelle varie aree cerebrali aumentandone l’attività elettrica.
Difatti, nel momento in cui queste zone stanno per essere raggiunte dalle onde, i neuroni diventano più reattivi. Inoltre, il ronzio continuerebbe (sebbene la direzione dell’onda sia invertita) anche quando i topi sono in anestesia generale, prova, secondo gli studiosi, che il sussurro potrebbe avere un ruolo fondamentale nel gestire la comunicazione neurale nei diversi stati di coscienza.
La comunicazione a lunga distanza delle aree cerebrali
Per gli autori dello studio, questo segnale molto lento, ritmico e incessante, sarebbe un interessante punto di partenza per aprire nuove opportunità di comunicazione “a lunga distanza” fra le diverse aree cerebrali. In alcune condizioni particolari, come la schizofrenia, il ritmo delle onde pare alterato e qualcosa nella macchina organizzativa del cervello sembra andare storto, e anche questo fatto quantomeno suggerisce l'esistenza di nuove strade di ricerca nell'ambito dei disturbi neurologici (come i disturbi del linguaggio e le malattie neurodegenerative) e quelli psichiatri (disturbi depressivi e disturbi comportamentali).