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La scoperta, effettuata da uno studio multicentrico italiano pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology, testimonia l’alta qualità e l’impatto della ricerca italiana a livello internazionale, possibile grazie alle competenze biomolecolari, bioinformatiche e cliniche dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Oncologia Sperimentale e Medicina Molecolare (Marina Bagnoli, Silvana Canevari, Loris De Cecco), con la struttura di Chirurgia Ginecologica (Francesco Raspagliesi) e con altri centri italiani di eccellenza per questa patologia, in particolare l’IRCCS Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Erika Cecchin e Giuseppe Toffoli) e l’IRCCS Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli (Sandro Pignata, Daniela Califano e Francesco Perrone).
In estrema sintesi, alla firma molecolare individuata è stato dato il nome di MiROvaR ed è basata sull’espressione di 35 microRNA, in grado di identificare in modo molto accurato il rischio di ricaduta delle pazienti, sin dal momento della diagnosi. Il MiROvaR, inoltre, è stato sviluppato partendo dall’analisi di campioni di Carcinoma ovarico, raccolti grazie all’impegno del gruppo MITO (gruppo multicentrico italiano per il disegno di trial clinici di tumori ginecologici).
Il parere dell'esperto
A proposito della scoperta, la dott.ssa Delia Mezzanzanica, responsabile della Struttura di Terapie Molecolari all’Istituto Tumori di Milano, ha spiegato che “il carcinoma ovarico è un tumore poco frequente ma ad elevata mortalità. È di difficile diagnosi, è caratterizzato da un’elevata eterogeneità sia patologica sia molecolare e tende a ripresentarsi dopo la chemioterapia sviluppando resistenza ai trattamenti farmacologici. Questo tumore rimane la prima causa di morte dei tumori di tipo ginecologico. Negli ultimi anni si stanno studiando le sue caratteristiche molecolari per capire al momento della diagnosi quali siano i tumori più aggressivi, cioè quelli che diventano resistenti alla chemioterapia e recidivano più rapidamente, per migliorare il loro trattamento".E ancora: l’efficacia del MiROvaR “nel prevedere il rischio di ricaduta di malattia - ha approfondito Mezzanzanica - è stata poi verificata complessivamente in quasi 900 casi di carcinoma ovarico mettendo a disposizione della comunità scientifica internazionale la più ampia collezione di dati sull’espressione di microRNA al momento disponibile per questa patologia".
Si tratta di una ricerca che potrebbe portare a importanti risultati nella lotta al carcinoma ovarico: "L’identificazione precoce delle pazienti ad alto rischio di ricaduta di malattia permetterà di inserirle in protocolli di trattamento più aggressivi così da colpire il tumore in modo più deciso e ritardarne o bloccarne la ripresa - ha concluso Mezzanzanica -. L’impiego di MiROvaR nella pratica clinica potrà comunque avvenire solo a seguito di ulteriori verifiche della sua precisione predittiva".
Lo studio è stato finanziato dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e dalla Fondazione CARIPLO.
Per approfondire guarda anche: “Cancro alle ovaie“
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Ultimo aggiornamento: 21 Luglio 2016
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