“La musica aiuta a conoscersi meglio, sondando con cautela e tranquillità le fragili pieghe del nostro corpo psichico”. È il messaggio lanciato dalla Federazione Italiana Musicoterapia (FEDIM), sottolineando come “le motivazioni che muovono le persone ad ascoltare o a produrre musica nascono per lo più dalla necessità pressante di entrare in una dimensione mentale che permetta il contatto con la propria sfera emotiva, dove è possibile la strutturazione di uno spazio immateriale gestibile secondo le regole della propria fantasia”. Una serie di concetti importanti, questi, che vanno ad avvalorare il valore della musica: ascoltare (oppure fare) della musica è una vera a propria attività artistica. Ma non solo.
Si può parlare di musicoterapia come “l’uso organizzato dei suoni e della musica, all’interno di una relazione, per sostenere ed incoraggiare un benessere fisico, mentale, sociale ed emotivo”. Parole di Leslie Bunt, autore del volume “Musicoterapia: un’arte oltre le parole” (Kappa Editore), nel quale spiega gli intenti e le tecniche della musicoterapia, praticata da un grande numero di professionisti che si interessano di salute mentale, non solo musicoterapeuti, e da tutti quelli avvezzi all’utilizzo di arti creative in terapia.
Che cos’è la musicoterapia
La musicoterapia è una tecnica che utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un uso razionale dell’elemento sonoro, per promuovere il benessere della persona nella sua complessità, includendo il corpo, la mente e lo spirito. Ricorrendo alla musica – ma anche al suono – come strumenti di comunicazione non verbale, per rieducare, riabilitare oppure curare, la musicoterapia viene utilizzata in ambiti differenti, spaziando da quello della salute (come prevenzione, riabilitazione e supporto) a quello del benessere, con l’intento di raggiungere un maggiore equilibrio e una migliore armonia psico-fisica.
Il musicoterapeuta, il cui ruolo è fondamentale, è uno “strumento” attraverso cui il paziente fa emergere la sua sfera emozionale. Entrando nello specifico, i principi alla base della musicoterapia – nell’ambito del rapporto tra musicoterapeuta e paziente – sono:
- ruolo attivo del paziente nel corso del processo terapeutico;
- centralità del rapporto di fiducia e accettazione assoluta rispetto al paziente;
- scambio reciproco di proposte tra musicoterapeuta e paziente;
- adeguamento e personalizzazione della tecnica volta per volta.
Bisogna precisare che la musicoterapia tradizionale, dunque quella psicoterapeutica, ricorre ad un codice alternativo rispetto a quello verbale, nel tentativo di aprire – attraverso il suono, la musica e il movimento – una serie di canali di comunicazione nell’interiorità dell’individuo. Qual è il primo passo? Sbloccare questi canali attraverso l’espressione strumentale sonora.
I suoni sono fenomeni fisici che sono in grado di influenzare tutte le cose con le quali vengono in contatto. Ad esempio, determinati suoni di particolari frequenze sono capaci di rompere un vetro; altri suoni particolari, impercettibili all’orecchio umano, possono essere utilizzati per impartire ordini ad un cane. Una serie di studi dimostrano che la musica influisce perfino sulla crescita delle piante.
A scuola di musicoterapia
“Un giorno mi sono domandato: cosa voglio dalla musica? Un contatto più profondo con l’altro, è stata la risposta”. Di professione musicoterapeuta, Davide Woods lavora con malati oncologici e terminali, persone con problemi psichiatrici, bambini con handicap. È tra i docenti, a Firenze, della Scuola di musicoterapia dinamica - Centro studi musica e arte che, in collaborazione con il Luca School of Arts di Leuven (Belgio), forma musicoterapeuti in grado di svolgere attività in tutto il territorio nazionale.
La Toscana è una delle poche regioni nel nostro Paese a riconoscere il profilo professionale di chi usa la musica per aiutare chi ha problemi di salute.