Viene consigliato per combattere i disturbi circolatori ma anche per contrastare i problemi di memoria e la difficoltà di concentrazione.
È il Ginkgo Biloba, un albero antichissimo, nonché unica specie sopravvissuta della famiglia delle Ginkgoaceae. Il Ginkgo Biloba viene dalla Cina e le sue origini risalgono a ben 250 milioni di anni fa. Attualmente la pianta, che raggiunge i 30-40 metri di altezza, si trova un po’ in tutto il mondo: è molto apprezzata come ornamento per parchi e giardini pubblici e le sue riconoscibili foglie, dalla forma bilobata e a ventaglio, sono ultimamente di ispirazione per orafi e designer che amano riprodurle in gioielli e accessori di tendenza.
Il nome, attribuitole da Linneo nel 1771, significa: “albicocca d’argento”. Il Ginkgo infatti appartiene alle gimnosperme: le piante in cui i semi non sono protetti dall’ovario. Le strutture a forma di albicocca che sono prodotte dagli esemplari femminili non sono frutti, ma semi ricoperti da un involucro carnoso.
Ginkgo Biloba, uso e proprietà
Il Ginkgo biloba si assume per via orale sotto forma di estratto di foglie o, più raramente, di estratto di semi. Il dosaggio e la durata della somministrazione dipendono dal problema che si vuole trattare e dallo stato di salute del paziente.
Sembra che il Ginkgo Biloba abbia un effetto molto potente nei confronti della circolazione sanguigna. Le foglie di Ginkgo biloba contengono terpeni (ginkgolide B), biomolecole che bloccano la perossidazione lipidica (un complesso processo di ossidazione dei lipidi della parete arteriosa causato dai radicali liberi) implicata nell’aggregazione delle piastrine. Questi principi attivi, infatti, aiutano a prevenire la formazione di pericolosi coaguli che si possono formare nei vasi sanguigni.
In questo modo, quindi, il Ginkgo può avere un’azione benefica nella prevenzione dei rischi cardiovascolari rappresentati da trombi, migliorando inoltre l’irrorazione dei tessuti. Per questo motivo il Ginkgo Biloba trova impiego nel trattamento dei disturbi alle gambe, come gonfiori e pesantezza.
I polifenoli e i flavonoidi di questo antico albero contrastano la formazione di radicali liberi. Ma il Ginkgo biloba è spesso utilizzato anche contro i disturbi di memoria e per le condizioni che, soprattutto durante la terza età, sono associate alla riduzione del flusso di sangue al cervello (come mal di testa, vertigini, acufeni, difficoltà di concentrazione e disturbi dell’umore).
“Le evidenze scientifiche accumulate fino ad oggi suggeriscono che l'estratto di Ginkgo potrebbe essere davvero efficace in caso di ansia – spiegano gli esperti di Humanitas – per migliorare le performance mentali, in caso di demenza, contro i problemi alla vista associati al diabete, contro il glaucoma, in caso di dolori alle gambe mentre si cammina causati da problemi alla circolazione, per combattere la sindrome premestruale, contro la schizofrenia, la discinesia, le vertigini e i capogiri.
L’estratto di semi, meno studiato, contiene invece sostanze che potrebbero aiutare a uccidere batteri e funghi patogeni. Nel caso degli altri usi proposti le prove dell’efficacia fanno propendere per l’inutilità del trattamento o non sono sufficienti per trarre delle conclusioni plausibili”.
Ginkgo Biloba, le controindicazioni
Il Gingko biloba deve essere assunto esclusivamente sotto forma di estratto: le parti intere della pianta possono contenere infatti livelli pericolosi di sostanze tossiche che possono scatenare gravi reazioni allergiche. Innanzitutto non va assunto quando si fa uso di alcuni farmaci: tra questi antiaggreganti piastrinici e anticoaugulanti.
Ma è da evitare anche in concomitanza con aspirina o cardioaspirina. Se si soffre di diabete, convulsioni, epilessia, problemi di coagulazione, se si hanno allergie e se si assumono altri integratori, prima di assumere il Ginkgo va informato il medico.
La pianta è da evitare assolutamente in caso di gravidanza e durante l’allattamento. È inoltre importante, prima di sottoporsi a un intervento, informare chirurghi e dentisti di una eventuale assunzione di Ginkgo biloba che, interferendo con la coagulazione può causare gravi emorragie.
Per lo stesso motivo, l’assunzione di un integratore contenente il principio attivo della pianta dovrebbe essere interrotta almeno due settimane prima di un intervento programmato.