La pertosse, chiamata anche Tosse asinina o tosse convulsa, è una malattia respiratoria di origine batterica, molto contagiosa, che si presenta a qualsiasi età con predilezione per la prima infanzia. È causata da un batterio, la Bordetella Pertussis e deve il suo nome comune (tosse asinina) allo sforzo rumoroso inspiratorio che segue un attacco parossistico di tosse e che è stato paragonato al raglio di un asino.
In una percentuale stimata tra il 5% e il 10% dei casi di tosse convulsa, l’agente eziologico non è la Bordetella Pertussis, ma batteri simili o addirittura virus (adenovirus soprattutto), anche se le manifestazioni cliniche sono sovrapponibili alla forma classica.
Pertosse: come avviene il contagio
Se i genitori di un bambino con la pertosse non hanno ancora contratto la malattia nella loro infanzia, il rischio di ammalarsi è del 80%-90%, a causa dell'altissima contagiosità del batterio. La trasmissione avviene attraverso le goccioline espulse dall’ammalato con gli accessi di tosse, anche se è stato dimostrato il ruolo dei portatori sani, cioè persone che hanno già superato la malattia durante la loro infanzia, ma che, venendo a contatto con ammalati in fase acuta, diventano portatori contagiosi del batterio senza manifestare alcun sintomo.
L’introduzione della Vaccinazione ha notevolmente diminuito i casi di malattia: si calcola che negli USA prima dell’introduzione della vaccinazione i soggetti ammalati in un anno fossero circa 200.000 persone; dopo gli anni ’40 (epoca di commercializzazione del vaccino) i casi si sono ridotti agli attuali 5.000 per anno. Purtroppo la pertosse non è una malattia lieve come rosolia o varicella, e possiede un tasso di mortalità di circa l’1%, nella massima parte dei casi riferito a bambini molto piccoli, al di sotto dei 6 mesi di vita. L’immunizzazione naturale e quella conferita dal Vaccino non durano molto tempo: si calcola che dopo 10-15 anni il tasso anticorpale si riduca e la possibilità di contagio da parte di adulti si aggiri intorno al 50%.
Stadi e sintomi della pertosse
L’incubazione della malattia dura 7-14 giorni e il decorso clinico è classicamente suddiviso in tre stadi.
- Stadio catarrale: la pertosse inizia con accessi di tosse non diversi da quelli di una banale malattia respiratoria virale. Spesso si associano starnuti e congiuntivite, e la tosse si manifesta anche durante la notte. Può esserci un rialzo febbrile non elevato.
- Stadio parossistico: 1-2 settimane dopo l’inizio la tosse diventa parossistica, con accessi costituiti da 5-10 colpi di tosse sempre più intensi accompagnati da respirazione profonda ed espulsione di un tappo di muco, talora associata a vomito. Gli accessi si susseguono in genere ogni 30 minuti, con congestione intensa degli occhi, emorragie petecchiali alla fronte e attorno agli occhi e talora epistassi. Il bambino, specie se neonato, può divenire cianotico fino a quando compare il grido convulso che termina l’attacco. Tra un parossismo e l’altro il bambino sta relativamente bene. Questo stadio dura 2-4 settimane.
- Stadio della convalescenza: molto gradualmente gli accessi parossistici diventano meno intensi e più radi, il vomito scompare e inizia la guarigione. La convalescenza è molto lunga, fino a 12 settimane, e durante questo periodo e per altri mesi seguenti una banale infezione respiratoria può scatenare nuovamente le crisi parossistiche. Purtroppo nel bambino sotto i sei mesi di vita la pertosse può anche non manifestare gli attacchi convulsivi ma limitarsi a dare brevi periodi di soffocamento e di apnea: occorre prestare molta attenzione in questi casi, soprattutto durante epidemie.
Complicazioni della pertosse
La carenza di ossigeno dovuta agli accessi, come anche le microemorragie da ipertensione venosa, possono provocare lesioni del sistema nervoso centrale, mentre il vomito, se intenso e frequente, può comportare alcalosi metabolica e malnutrizione, specie nella primissima infanzia.
Terapia e cura della pertosse
Il bambino più piccolo deve essere ricoverato e tenuto sotto attenta osservazione, visto il rischio elevato che corre. La terapia si basa su supporto idrico e alimentare, correzione degli squilibri elettrolitici ed ossigenazione. La terapia antibiotica è deludente, in quanto i macrolidi sono in grado di uccidere la Bordetella, ma non alterano il decorso della malattia, per cui vengono utilizzati soprattutto per eliminare la contagiosità e permettere al bambino in età scolare di riprendere la frequenza scolastica senza rappresentare una fonte di contagio per i compagni.
Dal momento che possono instaurarsi delle recidive batteriche, l’antibiotico deve essere somministrato per 2 settimane complete, mentre la scomparsa della contagiosità avviene dopo 2-3 giorni di trattamento.
Come prevenire la pertosse
Purtroppo in assenza di epidemie la diagnosi non viene posta se non alla fine dello stadio catarrale, quando compaiono gli accessi convulsi; ma in tale periodo la contagiosità si è già verificata e quindi la prevenzione serve a poco. In ogni caso, nei familiari di un ammalato che non abbiano ancora contratto la malattia si possono usare i macrolidi a scopo profilattico.
La vaccinazione viene effettuata nei primi mesi di vita, essendo questa la fascia di età a maggior rischio di complicanze mortali, con tre iniezioni di batteri inattivi ed un richiamo prima di iniziare la frequenza alla scuola elementare. Il vaccino viene associato a quelli contro difterite e tetano e non viene consigliato dopo i 6 anni di età. L’immunità conferita, come detto sopra, è di breve durata, per cui le mamme non possiedono anticorpi da trasmettere al feto e da qui la necessità di vaccinare tutti i bambini iniziando al terzo mese di vita.
La necessità della vaccinazione è stata purtroppo dimostrata negli anni dal 1977 al 1982, in Inghilterra, dove si era verificata una disgraziata campagna anti-vaccinazione che aveva portato alla diminuzione drastica della somministrazione del vaccino: come conseguenza si ebbero 170.000 casi di pertosse e ben 42 decessi, la massima parte in bambini al di sotto dei 5 anni di vita. Chi ancora oggi si professa contrario alla vaccinazione dovrebbe sempre tenere ben presenti questi dati.