La neurologia è oggi una branca del sapere medico caratterizzata da un oggetto di conoscenza incerto. Quest’ultimo infatti, se da un lato si identifica in un’entità anatomo-funzionale condivisa e distinta, ossia il sistema nervoso, dall'altro tanto più si arricchisce di nuove cognizioni fisiologiche, patologiche e cliniche quanto più tende a tracimare i propri confini su tutto lo scibile della medicina.
Il nuovo ruolo del neurologo
Voler d'altra parte circoscrivere tale oggetto di conoscenza entro limiti che rimangano isolati nell'ambito di malattie esclusivamente pertinenti al sistema nervoso, oltre che a finire per rappresentare un'automutilazione di competenze, rese tra loro slegate e scarne, può affidarsi unicamente alla persistenza di fondamentali lacune di conoscenza circa la realtà biologica che sostiene tali patologie. Se pertanto la neurologia cedesse alla tentazione di vivacchiare entro piccole nicchie di sapere “specialistico”, finendo quindi per rinchiudersi in una autoreferenziale accolita di esperti monotematici di malattie “neurologiche” (come il Morbo di Alzheimer, l'epilessia, il Parkinson, la sclerosi multipla e l’emicrania), è assai probabile che le future scoperte che scaturiranno dalle scienze di base vedranno presto il crollo di queste astratte e fragili delimitazioni nosologiche. Prima ancora di travolgere le relative carriere scientifiche e cliniche tale evento finirebbe allora per decretare la definitiva sparizione della neurologia quale disciplina medica.
Una vitalità critica, speriamo più robusta, che nel contempo ha prodotto sostanziali avvicinamenti e proficui scambi di sapere con le altre specializzazioni mediche, dalla cardiologia alla reumatologia, dalla psichiatria all'ortopedia, procede fortunatamente in direzione diametralmente opposta. Sul piano della conoscenza fisiopatologica gli enormi sviluppi dei modelli teorici alla base del significato informazionale degli scambi tra sistemi tessutali su scale microscopiche e macroscopiche sta finalmente mettendo in luce la sostanziale contiguità tra fenomeni di ordine biomolecolare nutrizionale, immunologico, ormonale e nervoso.
Al di là delle giornalistiche contrapposizioni un po’ “partigiane” tra medicina “olistica” e “specialistica”, quest'incessante progresso costringerà ciascun operatore scientifico a dover acquisire sempre maggiori moli di conoscenze tecniche e particolareggiate su svariati temi che fino a pochi anni fa erano considerati tra loro completamente avulsi.
Le malattie vascolari tra le principali cause di morte precoce
A spingere sullo stesso lato della diga riscontriamo la trasformazione eccezionale, direi quasi cataclismatica, dell'epidemiologia della malattie moderne, almeno nel nostro mondo “occidentalizzato”. Dalle grandi pestilenze batteriche delle ere pre-antibiotiche eravamo passati alle mortalità catastrofiche delle virosi dei principi del novecento. Con il deciso incremento dell'offerta di cibo, la quasi “sterilizzazione” degli ambienti igienico-sanitari domestici e urbani e attraverso la diffusione di stili lavorativi sedentari, dal dopoguerra ad oggi l'occidente ha inserito rapidamente l'uomo moderno in un ambiente inedito, apparentemente inoffensivo ma foriero, come vedremo, di nuove pressanti richieste adattative sul piano biologico. Questi fattori – miglior cibo, maggiore igiene e minor fatica fisica – sono, assieme alle terapie antibiotiche e alle pratiche vaccinali, considerati i principali fautori della sconfitta di temibili condizioni endemico-epidemiche che decimavano le popolazioni occidentali, primo esempio tra tutti la tubercolosi.
Una nuova era di benessere e di felicità, dagli anni ‘50 ad oggi, si è venuta a prospettare senza ombre. Se tuttavia ciò si è pienamente verificato in termini di incremento di speranza di vita (numero medio di anni della vita di un essere vivente a partire da una certa età, all'interno della popolazione indicizzata), i fenomeni epidemiologici più eclatanti di questi 60 anni post-bellici sono stati il deciso incremento delle malattie croniche rispetto a quelle acute e, entro il seppur basso tasso di mortalità, l’espansione vertiginosa delle malattie vascolari quali cause di invalidità cronica e morte precoce.