Una domanda interessante, ma piuttosto provocatoria ... poiché va a solleticare abitudini e pratiche sedimentate da generazioni di urologi ed infermieri! Nella nostra fomazione ci è stato insegnato che il "lavaggio" estemporaneo del catetere sia una pratica comunque "sporca" ed assai discutibile, da effettuare il meno possibile e sempre solo a giudizio dello specialista. Diamo infatti per scontato che il catetere a dimora sia un oggeto infetto, poiché (nonostante tutte le attenzioni nell'inserimento che lei ha correttamente elencato), specie in un ambiente ospedaliero, esso costituisce una agevolissima autostrada per i batteri. Questo spiega già di per sè l'elevatissimo tasso di infezioni, che colpisce tutte le degenze in cui il cateterismo è più diffuso, a parte le urologie, ovviamente le lungodegenze e le strutture di riabilitazione. Ora, se noi andiamo a schizzare della fisiologica dentro questi cateteri, altro nonfacciamo che sospingere cospicui boli di germi che risiedono nelle pareti interne del catetere verso la vescica. pertanto, in caso di malfunzionamento, parrebbe assai meglio sostituire il catetere sterilmente, piuttosto che schizzare acqua al suo interno! Il catetere cosiddetto "a tre vie" (che poi in effetti solno solo due più il palloncino) è inteso SOLAMENTE per effettuare il lavaggio continuo (cistolùsi) in caso di sanguinamento e solo per il tempo necessrio. Questo accade tipicamente dopo gli interventi sulle basse vie urinarie. In conclusione, ci permettiamo di non condividere - almeno in linea teorica - la pratica che lei ci riferisce abituale nella vostra struttura. A questo punto, le considerazioni sull'utilizzo del "tappo" divantano marginali, poiché non è certamente quello il problema principale.