Sono d'accordo con lei: attribuire la "colpa" dell'insuccesso terapeutico all'età del paziente è come pretendere di guidare un TIR e poi lamentarsi se risulta difficile parcheggiarlo. E' chiaro che un paziente di 91 anni è molto più difficile da curare di un ragazzo di 25. Trovo che non ci sarebbe niente di male da parte dei colleghi ( e quindi anche da parte mia) rinunciare a prendere in carico un paziente se si pensa di non essere in grado di curarlo. Ma questo discorso aprirebbe una discussione complicata...
Viene da sè che io, seduto davanti ad un computer, non sono affatto in grado di curare suo papà. Però qualcosetta posso suggerirla:certamente un'anemia può provocare una perdita della capacità di stare in piedi e camminare; bisogna vedere se alla sideremia bassa corrisponde una tendenza ad avere valori di emoglobina altrettanto bassi. Il Parkinson, se è tale, risponde alle terapie specifiche, tuttavia la risposta terapeutica è incostante e gli effetti indesiderati sono la norma. Per questo motivo non credo sia una buona idea rinunciarvi, bensì, come facciamo tutti noi neurologi, si tratta di cercare pazientemente e costantemente le migliori miscele di farmaci, variandole spesso, per avere il massimo degli effetti desiderati ed il minimo di quelli avversi. La ticlopidina non incide sul tempo di protrombina perchè è un antiaggregante e non un anticoagulante. Purtuttavia è chiaro che se uno ha un deficit di coagulazione non è una buona idea ridurre anche l'aggregazione piastrinica (mi dispiace ma non posso aprire i links). Infine, riguardo tutte le carnitine e coline e glutamine, non esistono evidenze scientifiche della loro efficacia: ricordarsi sempre che i farmaci efficaci sono quelli che stanno in fascia A e che vengono "passati" dal servizio sanitario.
Saluti