L’adenocarcinoma della colecisti, che fino a pochi anni fa presentava invariabilmente una prognosi infausta a breve tempo, attualmente, con efficaci terapie chirurgiche di resezione, può permettere ad un gruppo selezionato di pazienti l’opportunità di una più lunga sopravvivenza. E’ la più comune neoplasia del tratto biliare ed il principale fattore di rischio è rappresentato da una irritazione ed infiammazione cronica dell’epitelio che di solito insorge come risultato di una calcolosi della colecisti. Tuttavia sicuramente sono coinvolti anche altri fattori. Una ben associazione è stata rilevata dalla presenza di calcificazione della parete della colecisti, la cosiddetta “colecisti a porcellana”, che si pensa sia il risultato di una infiammazione e cicatrizzazione di lunga durata. In questi casi, i pazienti hanno circa il 25-5 di probabilità di sviluppare un tumore della colecisti, per cui dovrebbe essere eseguita una colecistectomia preventiva. Nella popolazione generale, tuttavia, stante la bassa incidenza di tumori della colecisti e la assai elevata frequenza di riscontro di calcolosi della colecisti, l’indicazione alla colecistectomia dovrebbe ancora essere riservata solo ai pazienti sintomatici. In generale, comunque, l’adenocarcinoma della colecisti è una malattia aggressiva con una prognosi grave: lo stadio della malattia è il fattore più importante per la previsione del decorso clinico. Tuttavia una resezione chirurgica definitiva come procedura iniziale può essere una cura efficace. La probabilità di sopravvivenza a 5 anni, globalmente, è minore del 5%, con una sopravvivenza mediana di 5-8 mesi; soltanto il 25% dei pazienti è suscettibile di essere sottoposto ad intervento chirurgico. D’altro canto, per i pazienti sottoposto a completa resezione, la sopravvivenza a 5 anni è del 100% per lo stadio I di malattia, sebbene questo valore scenda al 67% nello stadio III ed al 33% nello stadio IV di malattia.