Modificazioni dell’umore del tipo che Lei descrive sono abbastanza frequenti in chi ha subito un infarto. L’imprevedibilità dell’evento infartuale, che colpisce in modo improvviso soggetti normalmente in pieno benessere, determina un successivo senso di fragilità e di insicurezza. Nel caso di suo padre, questo stato perdura a distanza di sei anni dall’infarto e nonostante le buone condizioni attuali di salute, dimostrando che i tempi di elaborazione mentale della malattia possono essere piuttosto lunghi. La famiglia può aiutarlo creando un clima sereno intorno a lui, senza fare trasparire una eccessiva preoccupazione per la sua salute e il suo comportamento, cosa che finirebbe per farlo sentire bisognoso di particolari attenzioni e quindi ancora malato.