Che sia provocata da una predisposizione genetica o da uno sforzo eccessivo l’ernia è imprevedibile ed è un vero dilemma per gli italiani: basti pensare che quella inguinale è il secondo tipo di intervento per numero di casi all’anno. Rigonfiamenti, tumefazioni, dolore e difficoltà, l’Ernia è un problema da non sottovalutare e che va affrontato, attualmente, con un intervento chirurgico in quanto è piuttosto difficile che regredisca spontaneamente.
Il primo a mettere a punto la tecnica di ernioplastica che permetteva di ‘guarire’ dal fastidio fu Edoardo Bassini. La tecnica consisteva nel ‘legare’ il muscolo della parete addominale con il legamento inguinale; l’intervento necessitava dell’Anestesia totale e di una lunga convalescenza che lasciava come ricordo un’incisione di oltre 10 cm ed era caratterizzato da un rischio piuttosto alto di recidive (10/15%).
Ma ne sono passati di anni e le tecniche chirurgiche sono nettamente migliorate e andate avanti. Se prima era necessario un ricovero e l’anestesia totale, oltre che una lunga convalescenza, l’entrata nel nuovo millennio ha decisamente cambiato il modo di affrontare il problema.
Oggi sono sempre più diffuse le tecniche ‘tension free’, ovvero operazioni che prevedono l’utilizzo di una rete biocompatibile che chiude la zona interessata senza nessuna tensione nelle suture e con una percentuale di recidive scesa all1-2%. Il paziente, insomma, con un Day hospital e un’anestesia locale può liberarsi dell’ernia senza grandi fastidi.
Ed il giorno dopo? Si torna alla vita quotidiana: è infatti possibile svolgere qualsiasi tipo di attività – ovviamente evitando sforzi inutili – ed avere la garanzia dell’assistenza a distanza dei propri medici. I vantaggi della medicina moderna e gli sviluppi relativi alle tecniche mediche permettono, quindi, a numerosi pazienti tornare in breve tempo alle normali abitudini della propria vita quotidiana.