Sono settecentomila le donne anziane che in Italia soffrono della sindrome di Penelope. Chiamata così perché i sintomi di questo malessere sono quelli tipici di chi è stato abbandonato e vive sospeso tra presente e passato, in una nebulosa assenza di affetti e di stimoli.
A fotografare la situazione è stata una recente ricerca condotta dall’Università di Messina e presentata in occasione dell’ultimo congresso dell’associazione Italiana di Psiogeriatria che si è tenuto a Gardone Riviera, in provincia di Brescia.
Secondo questo studio il 20% delle donne con più di 75 anni soffre della Sindrome di Penelope. Si tratta di circa 700mila donne sole, quasi sempre vedove, che riducono la loro
Le ripercussioni di questo 'vuoto di senso' sono notevoli ed evidenti sia sul piano fisico che su quello psichico. Per queste donne il rischio di
La malattia di queste 'nonnine' si chiama essenzialmente nostalgia, mista a un bel po’ di solitudine. Una solitudine che ferisce e impedisce di trovare un senso alla vita così come si presenta ogni giorno e che spinge le donne con sindrome di Penelope che vengono ricoverate in ospedale a chiedere di non essere dimesse per non dover tornare in una casa deserta e silenziosa.
Per riuscire a fotografare il fenomeno i ricercatori siciliani hanno coinvolto un campione di 100 anziani over 75 dimessi dall’ospedale dopo un ricovero per una malattia acuta. L’analisi ha mostrato che una donna su cinque mostrava i sintomi tipici della sindrome di Penelope: Depressione nel 70% dei casi (mentre negli uomini interessava solo il 40% del campione) e Dolore del 65% delle donne (contro il 56% degli uomini).
“Si tratta spesso di un dolore intenso, che interferisce con le attività quotidiane e peggiora anche la vita di relazione ed emotiva delle pazienti", ha spiegato Marco Trabucchi, presidente dell’Aip. Ma come aiutare le nonne con sindrome di Penelope?
Innanzitutto è necessario osservarle per riconoscere l’esistenza di un problema. Poi è importante aiutare le nonnine a vivere il presente, il “qui e ora come antidoto all'attesa senza fine". Infine è indispensabile intervenire per trattare la depressione e “le condizioni correlate, ad esempio l'ipertensione, e per prevenire la fragilità e la disabilità attraverso programmi di riabilitazione”.