Il primo passo per una corretta diagnosi della disfunzione erettile è quello di escludere patologie sistemiche sia di tipo metabolico che cardiovascolari. Sarà quindi d’obbligo richiedere, specialmente al paziente di età intermedia, una visita cardiologica con test da sforzo e far eseguire gli esami ematochimici di routine.
Da un punto di vista più strettamente specialistico la diagnosi della disfunzione erettile deve avvalersi dello studio dei dosaggi ormonali, specialmente nelle forme che sono accompagnate da un calo di desiderio e della libido. Tra gli ormoni principali da studiare ricordiamo il TSH, il testosterone libero e totale, il cortisolo, la prolattina, i beta estradiolo, l’omocisteina.
Diagnosi di disfunzione erettile: quali esami fare?
Da un punto di vista vascolare gli esami principali da proporre per diagnosticare la disfunzione erettile sono:
- il Rigiscan test, test notturno che permette di misurare per tre notti consecutive le erezioni che fisiologicamente avvengono durante il sonno profondo, in fase REM, in assenza della coscienza che come sappiamo in questi casi può interferire fortemente con la risposta erettile.
- Altro test vascolare molto valido è l’ecocolordoppler basale e dinamico dei corpi cavernosi, in cui viene iniettata con un micro ago in maniera assolutamente indolore una sostanza chiamata prostaglandina che permette di vasodilatare artificialmente i corpi cavernosi permettendo quindi all’andrologo ecografista di verificare la validità del flusso arterioso e il deflusso venoso. Ciò che può evidenziare questa esame è una difficoltà che ha il sangue a raggiungere i corpi cavernosi, quindi nelle forme arteriose, oppure una maggior facilità di deflusso venoso, quadro che viene definito come fuga venosa.
Terapie per la disfunzione erettile: come si cura?
Una volta inquadrato il problema, è necessario proporre un adeguato percorso terapeutico. Nelle forme che vedono un’interferenza ormonale sarà quindi indispensabile creare un giusto equilibrio ormonale, talvolta con terapie sostitutive del testosterone come può essere necessario nell’uomo in andropausa, talvolta normalizzando quadri di ipotiroidismo o iperprolattinemia, queste ultime patologie essendo anche di stretta competenza dell’endocrinologo.
Nelle forme che vedono alla base del problema la componente vascolare, le terapie da proporre per la cure della disfunzione erettile sono numerose, sia in base all’entità del problema e anche alla capacità di risposta del paziente. Per primi non possiamo certo non ricordare i classici inibitori delle cinque fosfodiesterasi PDE5i, ormai in commercio dal lontano 1998, molecole che hanno cambiato chiaramente l’approccio terapeutico nei confronti del paziente affetto da disfunzione erettile e hanno anche, possiamo dirlo chiaramente, aperto numerose finestre terapeutiche. Queste molecole hanno la capacità di inibire un enzima che è in grado di ridurre con la sua attività la presenza di ossido nitrico nei corpi cavernosi. L’ossido nitrico è una molecola indispensabile per il mantenimento della vasodilatazione e quindi dell’erezione; bloccando questo enzima inibitore lasciamo maggior disponibilità di ossido nitrico nei corpi cavernosi.
Tra le molecole in commercio ricordiamo il Sildenafil, il tadalafil, il Sildenafil, L’Avanafil. Purtroppo alcuni pazienti non rispondono alla terapia orale: in questo caso si possono utilizzare terapie locali, come ad esempio l’uso di prostaglandine iniettate direttamente nei corpi cavernosi oppure introdotte nell’uretra sotto forma di gel. Inoltre, oggigiorno si stanno proponendo terapie fisiche alternative, che sembrano apportare beneficio e nuove speranze terapeutiche.
Tra le terapie fisiche attualmente in uso ricordiamo le onde d’urto a bassa intensità, che sono in grado di far sviluppare dalle cellule colpite i fattori di crescita creando quindi di riflesso una neo angiogenesi, ossia la formazione di nuovo tessuto vascolare. Altra tecnica molto interessante che si sta utilizzando con successo è quella dell’utilizzo dei fattori di crescita prelevati direttamente dal sangue o per meglio dire dalle piastrine, previa accurata centrifugazione, e inoculati poi nei corpi cavernosi. I fattori di crescita inoculati nei corpi cavernosi sono in grado di richiamare cellule staminali inducendo quindi una nuova vascolarizzazione dei corpi cavernosi.
Nei casi estremi in cui tutte le proposte terapeutiche di cui abbiamo parlato non sortissero l’effetto curativo, rimane la possibilità dell’impianto di una protesi peniena, oggigiorno possibile con accessi chirurgici mini invasivi e utilizzando protesi idrauliche di ultima generazione. L’impianto della protesi permette al paziente affetto da disfunzione erettile non recuperabile con altre terapie, come ad esempio il giovane paziente operato per carcinoma prostatico, di recuperare pienamente la propria sessualità e la vita di coppia.
Alcune volte specialmente nel giovane è utile e consigliato anche un supporto e un confronto con il sessuologo clinico, perché, non dimentichiamo, alcune forme di disfunzione erettile prendono origine da componenti psicogene più che da organiche.