La mortalità ospedaliera dell'infarto miocardico acuto si è ridotta nel corso degli ultimi anni grazie all'introduzione delle Unità di Terapia Intensiva Coronarica e più recentemente della Trombolisi.
A cosa serve la trombolisi
È ormai stato ampiamente dimostrato che la somministrazione della terapia trombolitica nella fase iniziale di un Infarto miocardico acuto riduce la mortalità e migliora la funzione ventricolare.
Quando va eseguita la trombolisi
Studi clinici hanno dimostrato che la trombolisi praticata entro le prime 4 ore dall'inizio dei sintomi fornisce benefici maggiori rispetto ad un trattamento tardivo. L'effetto terapeutico ottimale avviene entro le prime due ore.
Sfortunatamente, a causa di vari ritardi, solo pochi pazienti con infarto ricevono la terapia trombolitica entro le prime 2-4 ore. Il tempo, quindi, tra l'esordio dei sintomi infarto e sintomi trombolisi e l'inizio della ricanalizzazione coronarica è il maggior determinante del salvataggio del Miocardio e della riduzione della mortalità.
Si definisce "Ritardo evitabile" il tempo tra l'inizio della sintomatologia dell'infarto e l'inizio della trombolisi. Esso può essere diviso in tre componenti: ritardo decisionale, ritardo organizzativo e ritardo intraospedaliero. La riduzione del ritardo equivale comunque ad un maggiore beneficio. Da un'analisi del ritardo evitabile compiuta dal gruppo dei ricercatori del GISSI (Gruppo Italiano Studio nella Sopravvivenza nell'Infarto) nel 1990, è emerso che il ritardo decisionale è il maggiore componente del ritardo totale (23% nel gruppo dei pazienti che giunge in ospedale entro le 2 ore e 80% nel gruppo che arriva dopo le 12 ore). Il ritardo organizzativo ha un ruolo meno importante; il ritardo intraospedaliero presenta un'ampia variabilità in relazione alla analoga variabilità dei percorsi interni delle singole realtà ospedaliere. |