L’infezione da HPV è una delle più diffuse infezioni sessualmente trasmesse: l’80% delle donne sessualmente attive entra in contatto con il virus almeno una volta nella propria vita. Solo in Italia si stima che il Papillomavirus sia responsabile di circa 6.500 nuovi casi di tumori in entrambi i sessi, primo fra tutti il cancro della cervice uterina per il quale la diagnosi precoce gioca un ruolo fondamentale.
Come si contrae l’HPV?
Il contagio avviene prevalentemente durante i rapporti intimi, anche con il contatto tra pelle e pelle. Non sempre è necessaria la penetrazione e il preservativo può non proteggere completamente, ma riduce notevolmente il rischio di trasmissione.
Pazienti immunodepressi o sottoposti a trapianti d’organo sono le categorie più a rischio. In casi rari, invece, la trasmissione può avvenire da madre in figlio durante la gravidanza o in fase perinatale.
Nella maggior parte dei casi, l’Infezione da HPV si risolve entro 1-2 anni dal contagio. Quando il sistema immunitario non riesce a debellarla, può portare alla formazione di lesioni precancerose chiamate CIN (neoplasie intraepiteliali della cervice uterina), in particolare quelle di grado moderato (CIN 2) o grave (CIN 3/carcinoma in situ), che rappresentano i precursori del Cancro della cervice uterina.
Per approfondire guarda anche: “HPV: cos'è importante sapere?“
Tumore della cervice uterina: i numeri
Il tumore della cervice dell’utero è la neoplasia più frequente nelle donne, soprattutto tra le più giovani. In Europa ogni anno si registrano più di 30.000 nuovi casi e almeno 15.000 morti. Nel nostro Paese il tasso di incidenza è in calo: 1 donna su 162 andrà incontro a un tumore della cervice e 1 su 129 morirà per questa causa.
Il Vaccino anti-HPV 9-valente
Finalmente è disponibile anche in Italia il primo vaccino diretto contro nove tipi di Papillomavirus umano, l’unico che protegge dal numero maggiore di virus rispetto a qualsiasi altro vaccino attualmente disponibile.
Sette dei nove tipi di HPV coperti dal vaccino sono ad altro rischio oncogeno e causano circa il 90% dei casi di tumori del collo dell’utero e di cancro anale HPV correlati, oltre che l’80% delle lesioni cervicali precancerose.
Il nuovo antidoto, di cui è stata dimostrata con studi clinici l’assoluta sicurezza e tollerabilità in entrambi i sessi, si distingue dai vaccini già attualmente disponibili sul mercato per aver aggiunto 7 sierotipi rispetto al vaccino bivalente e 5 sierotipi rispetto a quello quadrivalente, aumentando notevolmente la copertura. Una novità che potrà aiutarci a prevenire fino al 90% dei tumori causati da Papilloma.
L’infezione da HPV colpisce solo le donne?
È opinione piuttosto diffusa, ma assolutamente errata, pensare che l’infezione da Papillomavirus colpisca esclusivamente le donne. Come gli altri virus a trasmissione sessuale, infatti, non si registrano differenze sostanziali per entrambi i sessi: circa il 70% dei soggetti di sesso maschile contrae l’HPV durante l’arco della vita. Quali conseguenze comporta? Recenti studi hanno evidenziato come il Papillomavirus sia potenzialmente in grado di ridurre la fertilità, riducendo la motilità degli spermatozoi.
Per questi motivi, la vaccinazione anti-HPV è stata inclusa nei nuovi Livelli di Assistenza (LEA) ed è stata estesa ai maschi adolescenti dal nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, che indica il dodicesimo anno di vita come l’età preferibile per l’offerta attiva della vaccinazione anti-HPV a tutta la popolazione (femmine e maschi).
Promuovere la vaccinazione contro l’HPV: il ruolo del pediatra
Un senso di pudore, di rifiuto e una reticenza nell’affrontare tematiche strettamente correlate alla sfera sessuale dei loro ragazzi: è questo che accomuna i genitori italiani. Una difficoltà che non aiuta nella lotta alle patologie da Papillomavirus.
Nel rapporto tra genitori e figli diventa fondamentale la figura del pediatra. Il suo compito è quello di sensibilizzare le famiglie sui rischi connessi a questa condizione e sulle serie conseguenze per la salute dei ragazzi. Meglio di chiunque altro, grazie al rapporto fiduciario che lo lega a pazienti e genitori, può spiegare quanto sia importante intervenire prima dello sviluppo puberale e renderli maggiormente consapevoli.
La storia del vaccino anti-HPV
Erano gli anni ’70 quando gli studiosi cominciarono a ipotizzare e analizzare il possibile ruolo dell’HPV nella formazione delle neoplasie della cervice uterina. Esattamente a cavallo tra il 1974 e il 1976 un ricercatore del German Cancer Research Center, Harald zur Haussen, per primo diede inizio alle ricerche delle cause virali del cancro alla cervice.
Il susseguirsi degli studi ha portato a identificare diversi tipi virali, con potenziale oncogeno differente, tra cui i tipi di HPV 16 e 18 ritenuti i principali attori nel processo di carcinogenesi a carico del collo dell’utero.
Passeranno molti anni prima di arrivare allo sviluppo di un vaccino innovativo multivalente capace di estendere la protezione a un numero maggiore di tipi HPV. Nel 2006, infatti, il vaccino anti-HPV quadrivalente viene approvato in 53 Paesi. L’antidoto era indicato per lesioni condilomatose e cervicali correlate ai tipi 6, 11, 16 e 18 (esteso poi, nel corso degli anni, anche a lesioni precancerose anali e della vagina) in donne di età compresa tra i 16 e i 26 anni e in entrambi i sessi tra i 9 e 15 anni.
I risultati, invece, degli studi condotti sul vaccino anti-HPV 9-valente, che hanno coinvolto ben 14.000 donne tra i 16 e i 26 anni, sono stati resi noti nel 2015. L’esito è stato sorprendente: il primo vaccino 9-valente ha dimostrato un’efficacia del 97,4% contro i tumori e le lesioni pre-cancerose associate ai 5 tipi aggiuntivi di HPV.