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La scoperta dei ricercatori italiani
Inoltre, i ricercatori del San Raffaele hanno scoperto che i linfociti T - che fanno parte del nostro sistema immunitario - rimangono nel sangue per tanto tempo (anche, probabilmente, per tutto il resto della vita), divenendo in questo modo fondamentali per evitare le ricadute del cancro. L’ematologo Chiara Bonini, commentando lo studio, ha affermato di essere di fronte a una ‘rivoluzione’: "le cellule T possono ricordare il Tumore e prepararsi a contrastarlo se si presenta”, proprio come un vaccino.Si tratta, insomma, di una Terapia immuno-cellulare che dà ancora più speranza nella lotta della medicina contro il cancro, dal momento che è stato comunicato che il 94% dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica che sono stati sottoposti a questa terapia (in totale circa 30) hanno avuto una remissione del tumore, mentre per altre forme di tumore al sangue la risposta è stata superiore all’80% e oltre la metà ha raggiunto la remissione completa.
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Ora serviranno investimenti
Gli esperti, però, sono sicuri del fatto che questa terapia potrà essere applicata anche ad altre forme di cancro anche se c’è chi, come il team leader dei ricercatori, Giacomo Oliveira, intervistato dall’agenzia stampa Agi, predica prudenza: “Probabilmente - ha detto - dovranno passare ancora diversi anni prima che l’immunoterapia venga messa a disposizione dei pazienti italiani. E serviranno certamente investimenti”, spiegando altresì che “mentre negli USA si stanno sperimentando sui pazienti gli effetti dell’immunoterapia, il nostro gruppo di ricerca sta, invece, studiando altri aspetti di questo approccio, tra cui la tossicità. I risultati finora raggiunti sono molto incoraggianti e spero che bastino per accelerare i tempo anche qui nel nostro Paese”.Guarda anche "Vivere con il cancro al seno"
Ultimo aggiornamento: 01 Marzo 2016
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