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Seconda giornata mondiale contro il dolore

Seconda giornata mondiale contro il dolore

La manifestazione ha visto coinvolte più di 100 città italiane con lo scopo di sensibilizzare le persone sul tema del dolore cronico.
In questo articolo:

Sensibilizzare istituzioni e società civile sul tema del dolore cronico e dar voce ai bisogni delle persone che ne soffrono, circa 80 milioni in tutta Europa. Sono stati questi gli obiettivi al centro della Giornata mondiale Cento città contro il dolore, un evento patrocinato dalle maggiori istituzioni nazionali e internazionali che dal 2009 prende vita in tantissime piazze italiane ed estere. Un'iniziativa, annualmente programmata per il primo weekend del mese in corso, che in questa edizione 2016 si è tenuta sabato 1 ottobre e che ha visto coinvolte ben 135 città.

Piazze, strutture sanitarie nazionali pubbliche e private sono state coinvolte attivamente in una campagna informativa con la presenza di banchetti, stand e brochure per portare alla conoscenza di tutti cosa significa essere colpiti da questa particolare patologia. Sono stati organizzati, inoltre eventi, incontri aperti con l'utenza, open day e soprattutto visite gratuite presso gli ambulatori di terapia del dolore.

A promuovere anche quest'anno l'iniziativa la Fondazione Isal che si arricchisce di volta in volta di nuove adesioni. Basti pensare che rispetto alle precedenti edizioni, è aumentato visibilmente anche il numero delle città che hanno dato la loro adesione. A oggi, infatti, si contano ben 118 postazioni alle quali se ne aggiungono altre 17 in sedi estere.

Importante anche il supporto di IASP - International Association for the Study of Pain - e di altri enti internazionali come il PAE (Pain Alliance Europe), il MEP Interest Group on Brain, Mind and Pain e l’EFIC (European Federation of IASP Chapters).
"Cento città contro il dolore" gode anche del patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero della Salute, del Ministero degli Esteri, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Agenas, l’ANCI, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Federsanità, Regione Emilia Romagna e FIMMG (Federazione Medici di Famiglia). Coinvolte 35 associazioni italiane e internazionali che operano attivamente nel campo della salute e del Dolore cronico e tantissimi medici e volontari che hanno dato consulenze gratuite.
Chi ha contribuito con una piccola donazione, ha ricevuto un sacchetto di noci Isal allo scopo di finanziare progetti e ricerche sul dolore cronico.

Cos'è il dolore cronico?

Il dolore cronico persiste al di là della guarigione. Se non è associato al cancro, prende il nome di dolore cronico non oncologico; se, invece, è considerato un sintomo di una malattia, allora può essere definito esso stesso una malattia.
Si parla, poi, di dolore cronico nocicettivo se associato a un danno dei tessuti, mentre è neuropatico se è legato a una disfunzione del sistema nervoso.

Il picco massimo si riscontra dopo i 60 anni di età, ma il dolore cronico può colpire tutti. Ne sono esempi anche malattie comuni come l’emicrania, il mal di schiena, l’artrosi, la nevralgia o l’herpes zoster che nel tempo possono cronicizzarsi.
In Italia a essere colpita dalla Patologia è circa la metà degli abitanti, che spesso è poco informata su come riconoscerlo e dunque affrontarlo.

Quando diventa cronico, il dolore ha certamente un grave impatto sulle normali condizioni di vita di chi ne è affetto. Non solo condiziona la quotidianità, ma può anche compromettere relazioni sociali, attività lavorative e abilità personali: si stima che il dolore cronico benigno, se non trattato, comporta Depressione nel 21% dei casi, riduzione della capacità lavorativa nel 61% e perdita del lavoro nel 19%.

Il dolore cronico può provocare:

  • immobilità con conseguente deperimento dei muscoli, delle articolazioni, ecc.;
  • depressione del sistema immunitario e aumentata suscettibilità alle malattie;
  • disturbi del sonno;
  • inappetenza e malnutrizione;
  • dipendenza da farmaci;
  • eccessiva dipendenza dalla famiglia o da altri addetti all'assistenza;
  • abuso o uso non appropriato dei servizi sanitari;
  • scarso rendimento sul lavoro o inabilità a lavorare, invalidità;
  • isolamento da società e famiglia, chiusura in se stessi;
  • ansia, paura;
  • amarezza, frustrazione, depressione, suicidio.


Per approfondire guarda anche: “Lotta al dolore con diagnosi più dettagliate e cure a misura di DNA“

 


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Ultimo aggiornamento: 06 Ottobre 2017
5 minuti di lettura

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