Gli accumulatori compulsivi, ovvero le persone che non riescono a disfarsi delle proprie cose, esistono anche nel mondo digitale, esattamente come accade per la vita reale. Si parla, in questo caso, del cosiddetto “digital hoarding”: un disturbo che può trasformarsi in una vera e propria malattia e che sembra colpire soprattutto le donne. È questo quanto è stato appurato da due ricercatori dell'australiana Monash University in uno studio presentato lo scorso dicembre all'International Conference on Information Systems di San Francisco.
Digital hoarding, quando accumulare è fonte di stress
Secondo i due autori dello studio – Darshana Sedera e Sachithra Lokuge – le persone che non riescono a liberarsi di vecchie email, foto o documenti ormai in disuso sono per lo più donne nella fascia di età compresa tra i 20 e i 30 anni.
I ricercatori hanno sottoposto circa 850 persone a questionari simili a quelli usato per diagnosticare gli accumulatori compulsivi, verificando il livello di stress provocato dal pensiero di dover cancellare dei contenuti. I risultati sono sorprendenti: l'accumulo seriale digitale, simile a quello 'tradizionale', può causare alti livelli di stress personale.
L'ossessione della digitalizzazione
Come si legge nel rapporto redatto dai due ricercatori, “la disponibilità e la relativa economicità di questi dispositivi hanno aperto la strada alla raccolta, che può diventare compulsiva, di potenzialmente infinite quantità di documenti, brani musicali, fotografie, video, email e pagine web”.
Le persone sono, così, ossessionate dall’idea e dalla possibilità concreta di “digitalizzare” qualsiasi avvenimento della loro vita e manifestano maggiori difficoltà nel liberarsi del materiale digitale inutile.